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"Segnati a vita", parla l'uomo che lanciò l'allarme a Rigopiano

18 gennaio 2018 | 07.01
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(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

Per primo lanciò l'allarme chiedendo ostinatamente i soccorsi, dopo aver ricevuto la chiamata dell'amico Giampiero Parete, il cuoco scampato miracolosamente alla slavina di Rigopiano insieme alla sua famiglia. Quintino Marcella, ristoratore di Silvi e docente all'istituto alberghiero De Cecco di Pescara, ha ancora nella mente il ricordo indelebile di quei momenti: "E' un trauma che non si cancella, non si può. E' un trauma troppo grande", afferma all'Adnkronos alla vigilia dell'anniversario della tragedia.

"E' un segno che non finirà mai non solo per le famiglie dei 29 morti, per i bimbi rimasti senza genitori, per tutti quelli che hanno perso i figli - continua - E' un trauma anche per coloro che sono stati miracolati diverse volte, nel senso che per varie concause sono riuscirti a salvarsi: non si pensi che vivano meglio, vivono in una turbolenza continua di riflessioni e di colpe che non hanno".

"La magistratura farà il suo corso, aspettiamo gli esiti - aggiunge Marcella - ma anche i sopravvissuti vivono un dramma che non si cancellerà mai: c'è chi dorme con la luce accesa, chi non riesce a sentire rumori, sono segnati a vita". Marcella non prenderà parte alle commemorazioni, "per una scelta personale rimarrò a casa mia, dentro di me soffro in silenzio". E per quattro giorni, in segno di lutto e di rispetto, ha chiuso il suo ristorante.

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