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Tiangong in arrivo

01 aprile 2018 | 14.58
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

La stazione spaziale cinese ha iniziato a 'ruzzolare' verso la Terra. In pratica ha cominciato a ruotare in modo irregolare su se stessa, rendendo praticamente impossibile calcolare dove e quando cadrà anche perché a incidere in eventuali rallentamenti sono anche le condizioni meteo.

Tiangong, dove seguire la rotta in diretta

LA CADUTA - Le ipotesi sono tante. La comunità scientifica sta cercando di individuare il punto di caduta della pioggia di detriti che potrebbe derivarne. Finora è stato accertato che le parti che sopravviveranno al calore del rientro in atmosfera impatteranno la superficie terrestre in una zona inclusa fra il 43° parallelo nord e il 43° parallelo sud, un'area che comprende anche parte dell'Italia, da Firenze in giù. L'impatto in atmosfera è previsto dopo la mezzanotte, spiega il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, con un intervallo tra le 5 e le 10 ore di variazione, ma un ulteriore aggiornamento è previsto per il tardo pomeriggio. Secondo il comando americano US-StratCom precipiterà il 2 aprile alle 02:15 ma il margine di errore non è uno scherzo: più o meno sei ore. La caduta è prevista sempre per domani dall'Aerospace Corp ma attorno alle 04:00 e anche qui si possono sbagliare di circa 7 ore.

TIANGONG E L'ITALIA - Per quanto riguarda il nostro Paese in particolare i rischio che uno o più frammenti possa cadere da noi è pari allo 0,2%. Sono quattro le fasce orarie del 2 aprile in cui i detriti potrebbero interessare il nostro Paese. A essere potenzialmente coinvolte sarebbero le regioni Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Per quanto riguarda l'orario la Protezione Civile ne identifica una prima dalle 4:25 alle 4:55, la seconda dalle 5:58 alle 6:28, la terza dalle 7:30 alle 8:00 e un'ultima dalle 9:02 alle 9:31.

LA ROTTA DEL 'PALAZZO CELESTE' - La Tiangong 1 è un modulo orbitante di notevoli dimensioni, scrive l'Università La Sapienza di Roma, con una larghezza di 16 metri e una massa complessiva di oltre 8 tonnellate. "Di prassi il rientro dei satelliti dovrebbe avvenire in maniera controllata, imponendo da Terra una traiettoria che porti eventuali residui a impattare in zone disabitate, per lo più nell'area del Pacifico - conclude Fabrizio Piergentili a capo del gruppo di studio S5 Lab -, ma in questo caso partiamo da condizioni differenti, perché non è possibile intervenire e modificare la rotta del modulo fuori controllo".

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