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Binge drinking

"No alcol ai minori su etichette"

03 aprile 2018 | 18.03
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Rischiare la vita per 'troppo alcol'. I casi sono tanti, tantissimi e, soprattutto, tra i ragazzi. L'ultimo ieri ad Alessandria, quello di un 14enne finito in coma etilico per aver bevuto troppo rum con gli amici, ma a inizio anno è capitato a una coetanea, ricoverata in gravi condizioni per un''abbuffata alcolica' a Roma. I rischi non sono da sottovalutare. "Non si può dare l'alcol ai minori dovrebbe essere scritto sulle etichette delle bottiglie. Sono più esposti rispetto all'adulto ai danni organici correlati all'abuso di alcol, perché gli enzimi che metabolizzano l'etanolo non sono formati fino all'età di 18 anni. Il danno per l'adolescente è, quindi, sicuramente superiore" dice all'Adnkronos Giovanni Addolorato, direttore del Centro per i disturbi da uso di alcol del Policlinico Gemelli di Roma. Il binge drinking, purtroppo, va sempre più di moda proprio tra i minorenni. Si tratta della pratica di bere diverse bevande alcoliche in un brevissimo tempo, anche 15 minuti, fino a ubriacarsi.

Un 'gioco' pericolosissimo non solo per i rischi immediati, ma anche per quelli futuri. "Non abbiamo dati che indicano una correlazione tra il fatto di iniziare da giovani e la possibilità di diventare alcolisti, ma dall'ultimo lavoro, realizzato nella regione Lazio su 2mila persone e che sta per essere pubblicato, emerge che il binge-drinking è un fattore di rischio per il possibile sviluppo di dipendenza da alcol". "La quantità di tolleranza è strettamente legata alla genetica di una persona, la regola per l'uso e non l'abuso per quanto riguarda gli adulti è 'less is better' ossia 'meno bevi e meglio è' perché fa male, mentre i ragazzi semplicemente non dovrebbero assumerne".

Si inizia spesso per trasgredire, ma poi alcuni continuano con il binge drinking. "Esiste anche una predisposizione genetica, chiediamoci perché alcuni cominciano ad assumere in modo compulsivo e stabilmente. Oltre il 60% dei nostri pazienti hanno una familiarità positiva per alcolismo" dice all'Adnkronos Maria Luisa Attilia, responsabile clinica del Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio (Crarl) all'interno del Policlinico Umberto I di Roma. "Una volta gli uomini bevevano più delle donne. Ora più diminuisce l'età e meno è evidente la differenza nell'abuso. C'è un progressivo avvicinamento da parte delle donne alle percentuali degli uomini". "L'altro dato che ci colpì da diversi studi è che vedemmo come le donne con elevata cultura bevevano di più rispetto a quelle con un titolo di studio più basso". Impossibile dare consigli ai genitori, ma certo "è importante non sottostimare alcune abitudini". "Per esempio a molti la birra non fa paura - mamma e papà non si spaventano -, ma non dimentichiamo che i ragazzi potrebbero sempre appartenere a quella fascia di persone predisposte ad abusare di sostanze psicoattive" conclude la responsabile clinica del Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio.

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