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Ubi Banca, a processo Bazoli e Massiah

27 aprile 2018 | 19.01
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(Fotogramma)
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Il gup di Bergamo Ilaria Sanesi ha disposto il rinvio a giudizio per il banchiere Giovanni Bazoli, attuale presidente emerito di Intesa Sanpaolo, per l'amministratore delegato di Ubi Victor Massiah e per altri 29 imputati, tra cui la stessa banca per la legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, per la vicenda Ubi.

Le accuse sono di ostacolo agli organismi di vigilanza e presunte interferenze illecite in vista della formazione dell'assemblea del 2013, raccolta di deleghe che avrebbe influito sulla governance della banca. Il processo, spiega una fonte finanziaria, inizierà il 25 luglio prossimo.

Il gup ha accolto la tesi sostenuta dal pm Fabio Peluso e ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo il provvedimento di chiusura indagini, Bazoli, in qualità di presidente dell'Associazione Banca Lombarda e Piemontese, è accusato di far parte "della cabina di regia" che "decideva le nomine degli organi della banca e delle sue partecipate in condivisione con quelle decise dalla 'commissione Zanetti'", in riferimento a Emilio Zanetti (anche lui rinviato a giudizio), ex presidente dell'associazione 'Amici di Ubi'.

Il patto "occulto", secondo quanto emerge nell'avviso di conclusione delle indagini, era "funzionale a garantire" ai soci storici bresciani e bergamaschi "il controllo del governo" di Ubi, consentendo - secondo la tesi accusatoria - di prendere le decisioni cruciali fuori dall'istituto.

Tra le persone che dovranno affrontare il processo anche il presidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio, il vicepresidente vicario del Cds Mario Cera e Francesca Bazoli, componente del consiglio di sorveglianza di Ubi e figlia del grande vecchio della finanza, Giovanni Bazoli.

Ubi Banca "prende atto con rammarico" della decisione del giudice dell'udienza preliminare di Bergamo "ma nel contempo è certa e ribadisce che il dibattimento, entrando nel merito, dimostrerà l’infondatezza delle accuse rivolte all’ente e ai propri esponenti, ritenendo che non vi sia stato alcun ostacolo alla Vigilanza, alcun patto occulto, alcuna omissione informativa, alcuna influenza nel determinare la maggioranza assembleare", si evidenzia nella nota di Ubi Banca.

"Al contrario - si evidenzia - troverà conferma il costante e scrupoloso rispetto di leggi e regolamenti, l’adozione di regole rigorose di governance e la trasparenza di condotta da parte della banca stessa. L'assenza di un qualsivoglia occultamento dell’assetto di governance di Ubi Banca è già stato confermato dalla sentenza del 17 maggio 2017 della Corte di Appello di Brescia, che ha annullato le sanzioni amministrative inflitte da Consob, confermando l’insussistenza dei fatti contestati".

"Nessun ostacolo alla vigilanza da parte mia" ha commentato Giovanni Bazoli. "Prendo atto della decisione, che era prevedibile in considerazione dei limiti propri dell'udienza preliminare. Il dibattimento sarà certamente la sede più adeguata per accertare che l’intero impegno da me dedicato alla nascita e all’avvio di Ubi è stato improntato alla massima correttezza e trasparenza", ha concluso Bazoli.

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