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Casamonica, lo sfogo del giornalista aggredito

08 maggio 2018 | 16.25
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(L'inviato di 'Nemo' Nello Trocchia/Foto Facebook)
(L'inviato di 'Nemo' Nello Trocchia/Foto Facebook)

"Alla Romanina, Roma, comandano da anni i Casamonica, lo abbiamo scritto in tanti. Questa mattina l'ennesima scena di impunità e arroganza". Inizia così lo sfogo social dell'inviato di 'Nemo' Nello Trocchia, aggredito questa mattina insieme al filmaker Giacomo del Buono davanti alla casa di un esponente della famiglia Casamonica. Un lungo post in cui il giornalista del programma Rai fa riferimento al raid avvenuto lo scorso primo aprile all'interno di un bar della Capitale, scagliandosi contro il clan criminale. "Si sentono intoccabili - scrive Trocchia su Facebook - anni di domiciliari, sconti e salvataggi miracolosi".

"In questo, come in altri, territori - spiega - ho incontrato nostri concittadini, di origine straniera, che denunciano e si ribellano. In loro non è sedimentata la mafiosità che tiene dentro omertà e subalternità. Ritengono le istituzioni le uniche autorità riconosciute e non altre e così denunciano. Rischiano e denunciano. Sono tanti i cavalieri della Repubblica poi travolti da inchieste - prosegue - vorrei vedere loro insigniti dei massimi riconoscimenti, vorrei vedere una città spendere e mangiare i loro panini e bere il loro caffè. Non perché sono eroi, - spiega - perché riempiono di normalità la lotta alla mafia".

"Non capiscono perché non avrebbero dovuto denunciare - aggiunge Trocchia - E non capendolo demoliscono un caposaldo della mafia: l'omertà che è questione sociale e non territoriale. Impera dove i poteri riconosciuti non sono quelli statuali. Come succede alla Romanina. Ieri una signora mi ha detto: 'Vorrei scappare, ma non ho soldi per andare via'". "A tre anni dai petali e dal funerale non è cambiato niente - conclude il giornalista con amarezza, riferendosi allo sfarzoso funerale del boss Vittorio Casamonica, celebrato nella basilica San Giovanni Bosco, nel quartiere Tuscolano, il 20 agosto 2015 - ma questa denuncia è un colpo mortale alla tracotanza di un clan, mai così definito in un'aula del tribunale e anche questa è una parte, rilevante, del problema".

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