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Talpa in Procura, 6 agenti in manette

26 giugno 2018 | 08.32
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Una dipendente della Procura, addetta alla segreteria di un procuratore aggiunto della Capitale, compagna di un poliziotto addetto all'ufficio scorte. Era lei la 'talpa' che dall'ottobre 2017 dava notizie e informazioni coperte da segreto ad alcuni poliziotti i quali poi le giravano a Carlo D'Aguano, titolare di bar e sale giochi su cui i pm capitolini stavano indagando per i suoi legami con la camorra.

C'è una coppia dunque al centro dell'operazione carabinieri, coordinati dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino, che ha portato all'arresto di nove persone, fra cui 6 poliziotti, che per mesi hanno fornito informazioni sulla indagine che riguardava D'Aguano.

Il nome dell'imprenditore era stato toccato di striscio nell'operazione 'Babilonia' dell'estate scorsa che portò alla luce due organizzazioni criminali, una romana e una legata alla camorra, che gestiva il traffico di droga nella Capitale, compiendo anche usure ed estorsioni. Indagando poi su di lui, gli inquirenti hanno scoperto tutta la rete di corruzione, tra cui tre agenti del reparto Volanti e due agenti del commissariato Fidene che in cambio delle informazioni ricevevano denaro, quote societarie del gruppo D'Aguano e l'intermediazione per ottenere auto a prezzi di favore.

INTERCETTAZIONI - "Ma questa gente che pensa, che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Roma. Se io voglio arrivo dappertutto e a me nessuno mi dice di no". Così diceva Simona Amadio, la 'talpa' della Procura di Roma al compagno Angelo Nalci come si legge in un'intercettazione dello scorso marzo contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare. "Il collega che mi ha fatto il favore di fare i tabulati - aggiunge la Amadio - lo sa che io mi faccio tagliare la gola ma i tabulati non escono fuori...a me nessuno mi dice di no...ma non perché sono un Padre eterno, perché in questi anni, forse, tra le tante sventure che mi sono capitate nella vita ho dato qualcosa a chi mi stava di fronte, quindi come si muovono, si muovono male".

E ancora. "Quella cosa lì in ufficio sta andando, si sta risolvendo, tu qualsiasi cosa ti serve, lo sai, io sto a disposizione". Così diceva la cancelliera in una conversazione intercettata il 2 gennaio scorso. Nell’ordinanza di custodia cautelare, la gip Cinzia Parasporo scrive: "D'Aguano le chiedeva di vedersi e se l'indomani lavorasse e Amadio diceva che la mattina dopo sarebbe stata in ufficio e che ci sarebbe stata pure Martina Fedeli (una collega della segreteria, ndr) "ma quella meno cazzi sa e meglio è insomma, però, insomma, comunque sto in ufficio, sono operativa".

"La dichiarata piena disponibilità dell'Amadio nei confronti del D'Aguano trovava attuazione pochi giorni dopo. Infatti - si legge nel provvedimento - gli accertamenti effettuati sugli accessi eseguiti dalla pubblica dipendente, utilizzando le proprie credenziali, al SICP (il Sistena informativo della cognizione penale) evidenziavano che la stessa il 9 gennaio 2018 vi aveva fatto accesso per interrogare il nominativo di D'Aguano Carlo. E nella circostanza Amadio aveva avuto riscontro dell'esistenza del procedimento penale 30521/17 (registro generale notizie di reato), di cui questo procedimento costituisce stralcio, iscritto nei confronti di D'Aguano, carpendo altresì i nominativi degli altri indagati, i reati iscritti, l'organo di polizia giudiziaria delegata, il pm inquirente e lo stato del procedimento. Il giorno prima, D'Aguano e Amadio si erano incontrati presso la città giudiziaria dopo essersi contattati reciprocamente mediante degli squilli".

"In quanto addetta alla segreteria di un procuratore aggiunto – si legge ancora - la cancelliera, con le sue credenziali (utenza e password) può operare ricerche e in alcuni casi può procedere a modifiche, su tutti i fascicoli o iscritti presenti nel registro, sia in corso di istruttoria sia definiti per la Procura, salvo quelli per i quali il pm abbia emesso un provvedimento di secretazione". La Amadio tra l’altro avrebbe effettuato un accesso al registro informatico anche "per visualizzare le pendenze del fornitore di sostanze stupefacenti/anabolizzanti del proprio compagno" senza che ciò "abbia a che vedere con le pubbliche funzioni dell'indagata".

BONIFICI - Fra le utilità date dall’imprenditore Carlo D’Aguano ai 6 poliziotti arrestati ci sono anche bonifici per un totale di 17mila 690 euro concessi tra l’aprile e il dicembre 2016 a favore dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Reparto Volanti. E’ quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Dell’associazione fanno parte infatti tre degli agenti finiti in carcere, in qualità di rappresentante legale e socio amministratore, vicepresidente, segretario e selezionatore, e il presidente.

Ad un altro agente, D’Aguano, titolare di vari bar e sale giochi e in passato arrestato più volte per spaccio di droga, dava una parte degli incassi del locale ‘Arcadia’ di via di Settebagni, cioè 600 euro al mese, e lo scorso novembre gli aveva prestato una Ferrari che il poliziotto ha continuato ad avere in uso fino ad oggi.

SORVEGLIANZA - I sei poliziotti garantivano inoltre un servizio di sorveglianza nei locali di D’Aguano. Quando c’erano persone che creavano problemi, anche di ordine pubblico, l’imprenditore si rivolgeva direttamente ai suoi ‘collaboratori in divisa’, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.

Una sera, nel bar Monte Carlo Cafe di via Cassia, c’è una coppia di uomini che già in passato si erano picchiati fra di loro. La cassiera, preoccupata, chiama D’Aguano per dirgli che i due stanno nuovamente discutendo animosamente. L’imprenditore allora contatta subito uno degli agenti il quale gli assicura di andare a controllare la situazione. Dopo aver svolto il servizio, l’agente contatta al telefono D’Aguano: "Gli ho detto, Anna, finché non fanno niente questi sono clienti, li ho visti già altre volte. Se non danno fastidio, consumano e pagano (…) che cazzo ti frega. Io se vuoi li allontano ma è controproducente, facciamo una cosa, io mi sono venuto a prendere un caffè, loro hanno visto che c’è la Polizia, non gli diciamo niente e io me ne vado, vedrai che non succede niente, se poi si mettono a fare casino mi richiami, ho detto ad Anna, e infatti come è andata? – riferisce il poliziotto a D’Aguano – me ne sono andato e nessuno ha richiamato più, e quelli stanno buoni, con un caffè, eh…" termina la conversazione.

L'EROE IN ARRESTO - Fra i poliziotti arrestati c'è anche l’agente-eroe che lo scorso 17 aprile riuscì a sventare un suicidio. Si tratta del 39enne F.M., in servizio presso il Reparto Volanti. Quel giorno il poliziotto riuscì ad afferrare per le gambe un ragazzo di 28 anni che stava per buttarsi dall'ultimo piano di un palazzo in zona piazza Bologna, afferrandolo per i jeans e per la cintura. E non è stato il primo salvataggio da parte dell'agente: parlando con i giornalisti in quell’occasione disse che era la quinta volta che aveva salvato una vita, "tutti uomini".

LE ACCUSE - Le accuse per tutti a vario titolo sono corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio. 

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