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Maturità, i consigli per non fare scena muta

26 giugno 2018 | 17.11
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Fare scena muta all’orale della Maturità è una paura che hanno molti maturandi, forse mette più paura del foglio bianco degli scritti. Tante orecchie pronte ad ascoltare le risposte del maturando. Già, le risposte… E se non ci fosse nulla da sentire perché non si conosce la risposta alle domande? Se si materializzasse l’incubo di tante notti insonni: lunghi e imbarazzanti silenzi? E allora ecco alcuni consigli per evitare quell'assordante silenzio suggeriti da ScuolaZoo, il media brand degli studenti italiani con 3 milioni di utenti al mese.

Don't panic: il primo suggerimento, per quanto banale, è non farsi prendere dal panico. Sbiancare o sudare copiosamente non aiuterà a fare una buona impressione sulla commissione. Inoltre, i professori sono abituati a ottenere come risposta la scena muta: per loro non è la prima e non sarà l’ultima volta, quindi il vostro silenzio non li sorprenderà eccessivamente. La parola d’ordine è tranquillità: se avete studiato, la risposta arriverà e mantenere la calma aiuta il cervello a trovare il cassetto dove si è nascosta; se non si è studiato, a cosa serve preoccuparsi? Insomma, meglio mantenere un atteggiamento composto e sicuro di sé, magari questo farà credere agli esaminatori di aver beccato proprio l’unica lacuna nel vostro coscienzioso programma di studi.

Falsa partenza: è possibile chiedere ai prof di poter fare un po’ di “riscaldamento” prima dell’inizio dell’orale. Se acconsentono, non serve però alzarsi e mettersi a correre intorno al tavolo o cercare di toccare le punte dei piedi. L’obiettivo è superare l’ansia da esame di Maturità iniziando a parlare di un argomento a piacere. Se la risposta alla prima domanda tarda ad arrivare, bisogna provare a chiedere di partire da un’altra per poi tornare al punto iniziale. Magari nel frattempo torna in mente, altrimenti comunque è stata evitata la scena muta.

Girare attorno alle domande d’esame: può darsi che non si conosca la risposta precisa alla domanda, ma che comunque l’argomento non trovi l'alunno del tutto spiazzato. Forse non si sa quanto dura un giorno venusiano (Venere impiega circa 225 giorni terrestri a compiere una rivoluzione intorno al Sole), ma neanche pensare che Venusiano sia l’ottavo re di Roma (è Totti, mi raccomando). Allora, invece di fare scena muta all’orale di Maturità, si prende il coraggio a due mani e si inizia a snocciolare tutto quello che in qualche modo ha a che fare con l’argomento. Qui la parola d’ordine è prendere le domande alla larga: girando attorno al punto ci si avvicina sempre di più e le precisazioni richieste dai prof potrebbero far accendere la lampadina. Può darsi che non si arrivi mai a destinazione, ma Colombo era partito per le Indie ed ha scoperto l’America, quindi non è detto che vada poi tanto male.

Confessare di non sapere l’argomento: anche la disperazione può essere una tattica efficace per evitare di fare scena muta all’orale di Maturità. Uno dei proverbi più controversi della storia dice che l’onesta paga. A volte ammettere una colpa può funzionare davvero ed è sempre meglio di un silenzio infinito. Qui la parola d’ordine è confessione: ammettere candidamente di non conoscere la risposta alla domanda. Non sarà la salvezza dell’avere un voto più basso al colloquio orale, ma probabilmente conquisterà la simpatia e l’apprezzamento della commissione d’esame. La confessione può essere condita da giustificazioni accessorie come “quel giorno non c’ero”, “credevo non fosse nel programma” e simili. Attenzione però: le scuse (anche quando vere) piacciono poco ai commissari della Maturità e rischiano di rovinare il ben fatto con la prova di onestà. Meglio ammettere l’ignoranza e chiedere di passare a un’altra domanda, sperando che con la prossima vada meglio.

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