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Botta e risposta Saviano-Travaglio

24 luglio 2018 | 12.59
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(Fotogramma)
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"Dovremmo forse accettare le parole e le azioni di Salvini perché quelli che c'erano prima erano peggio? E davvero tu credi che il 4 marzo abbia rappresentato questo cambio epocale?" Così Roberto Saviano, in una lettera pubblicata oggi su 'Il Fatto Quotidiano', risponde al direttore Marco Travaglio che in un suo editoriale lo aveva chiamato in causa per aver definito Matteo Salvini "ministro della malavita", espressione costata allo scrittore napoletano una querela da parte del ministro dell'Interno.

"Caro Roberto Saviano chi governa merita certamente le critiche più feroci. Ma prima dev'essere chiaro a tutti quali 'ministri (e governi) della malavita' hanno infestato l'Italia fino a quattro mesi fa", aveva scritto Travaglio, facendo riferimento alla sentenza sulla trattativa Stato-mafia. Parole cui è seguita la replica immediata dello scrittore napoletano, con tanto di controreplica, pubblicata sempre oggi su ' Il Fatto', da parte di Travaglio.

LA LETTERA DI SAVIANO - "Caro Marco - scrive Saviano nella lettera indirizzata a Travaglio - francamente non comprendo come quello che scrivi possa essere messo in relazione alle mie critiche a Salvini e al governo". "Il tuo commento alla sentenza emessa nel processo trattativa, il racconto delle responsabilità accertate in primo grado, lo utilizzi per dirmi che erano quelli i ministri della Mala Vita e non Salvini? - si chiede lo scrittore - Non capisco e non credo si tratti di una versione più paludata dell'inflazionato 'e allora il Pd?'"

Facendo poi riferimento alla gestione dei migranti in Libia Saviano definisce "del tutto inaccettabili" le parole usate dal titolare del Viminale e dai "ministri di punta dei 5 stelle" contro le Ong, lamentando "una escalation che forse non tutti comprendono". "E non regge neppure l'idea di Salvini cattivo, 5 stelle buoni - aggiunge l'autore di 'Gomorra', sostenendo che "Toninelli ha mentito in maniera continuata sulla apertura/chiusura dei porti" e che "Salvini sia nella totale disponibilità di Vladimir Putin". "Purtroppo chi dovrebbe bilanciare (pia illusione) tutto ciò, continua a fare campagna elettorale, in maniera distinta sui temi, ma non nei modi", lamenta lo scrittore, bollando infine il "cambiamento" auspicato dal governo giallo-verde come "un film già visto in più condito da un marketing asfissiante".

"Però, su Salvini, voglio cogliere il tuo suggerimento, anche per evitare altre querele su carta intestata del ministero - conclude Saviano - da oggi per me il ministro della Mala Vita diventa il cagnolino di Putin. Ai 5 Stelle la scelta di seguire il capo branco o essere qualcos'altro. Ma perché ci riescano c'è bisogno di maggiore rigore, soprattutto da parte di chi negli anni ha dimostrato di saperlo fare con inflessibilità".

LA REPLICA DI TRAVAGLIO - "Le critiche a questo governo quando sbaglia, come a tutti i governi quando sbagliano, sono doverose", chiarisce subito il direttore del 'Fatto' nella controreplica a Saviano, sostenendo però che "in tema di mafie a questo governo nato due mesi scarsi fa non si può (ancora?) rimproverare nulla". "E non perché io nutra simpatie per Salvini - sottolinea il giornalista - Bensì perché sono anch'io preoccupato per le sue sparate razziste, le sue politiche xenofobe e i suoi rapporti con Putin, ma ancor più per la folla plaudente e tracimante che si assiepa sotto il suo balcone (o la sua ruspa). E temo che le tue denunce su quei temi escano non rafforzate, ma indebolite dall'attribuirgli condotte o relazioni malavitose".

"Infine: lo so anch'io che la Lega non è il nuovo, e non solo perché è il partito più antico su piazza; e che i 5 Stelle già manifestano molti vizi del 'vecchio' - scrive Travaglio - Ma è indubbio che il voto degli italiani, il 4 marzo, abbia spazzato via un sistema di potere consociativo che aveva retto l'Italia per 24 anni e che affonda le sue radici proprio nella trattativa bipartisan Stato-mafia". "Infatti - conclude il direttore del 'Fatto - solo ora che i vecchi centrodestra e centrosinistra sono out si intravede qualche spiraglio di luce su quella stagione nera, lasciata al buio da quel sistema per un quarto di secolo. Merito di Salvini o dei 5Stelle? No, colpa di chi c'era prima. Che va sempre ricordato, perché ci aiuta a comprendere quel che accade oggi".

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