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Le botte e le bugie, il giorno della verità su Cucchi

11 ottobre 2018 | 12.10
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Colpo di scena oggi alla nuova udienza davanti alla Corte d'Assise del processo sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni, deceduto il 22 ottobre del 2009 all'ospedale Sandro Pertini di Roma, sei giorni dopo essere stato arrestato per possesso di droga dai carabinieri che, secondo la Procura, lo hanno massacrato di botte. Francesco Tedesco, uno dei cinque militari imputati avrebbe confessato quanto successo durante e dopo le fasi dell’arresto di Cucchi, indicando come autori del pestaggio i colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, accusati con Tedesco di omicidio preterintenzionale e di abuso di autorità e dicendo che il maresciallo Roberto Mandolini e il carabiniere Vincenzo Nicolardi erano a conoscenza di quanto avvenuto.

IL PESTAGGIO - Ad annunciare la novità è il pm Giovanni Musarò che, davanti alla prima Corte d’Assise, rivela come, il 20 giugno scorso, Francesco Tedesco abbia presentato una denuncia in procura sulla vicenda, a seguito della quale, tra luglio e ottobre è stato sentito tre volte dai magistrati. "Secondo quanto messo a verbale da Tedesco, Roberto Mandolini sapeva fin dall’inizio quanto accaduto - dice il pm - Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro furono gli autori del pestaggio su Cucchi e Vincenzo Nicolardi, quando testimoniò nel primo processo, mentì perché sapeva tutto e ne aveva parlato in precedenza con lui". 

"FU UN'AZIONE COMBINATA" - Nel corso dell'interrogatorio reso lo scorso 18 luglio e i cui contenuti sono stati resi noti oggi in udienza, "Cucchi e Di Bernardo ricominciarono a discutere e iniziarono a insultarsi, per cui Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con un schiaffo violento in pieno volto. Allora D'Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all'altezza dell'ano. Nel frattempo io mi ero alzato e avevo detto: 'Basta, finitela, che ca..o fate, non vi permettete'. Ma Di Bernardo proseguì nell'azione - continua Tedesco nel suo interrogatorio - spingendo con violenza Cucchi e provocandone una caduta in terra sul bacino, poi sbattè anche la testa. Fu un'azione combinata".

IL RACCONTO DEL PESTAGGIO

NUOVI CARABINIERI INDAGATI - Tra gli elementi emersi durante la nuova udienza, c'è inoltre una nuova incongruenza: una annotazione di servizio redatta da Tedesco il giorno della morte di Cucchi, e da lui inviata alla stazione Appia dei carabinieri, è sparita nel nulla. Il documento "assolutamente importante per la ricostruzione dei fatti, è stato sottratto" e non ce n’è più traccia, ha spiegato in aula il pm Giovanni Musarò.

Nel caso Cucchi ci sono inoltre nuovi carabinieri indagati . Si tratta di diversi militari accusati di falso ideologico. Gli inquirenti di Piazzale Clodio hanno aperto un nuovo fascicolo in merito a quanto affermato da alcuni esponenti dell'Arma durante il processo bis. Fra gli indagati nel nuovo filone figura Francesco Di Sano, che aveva redatto due annotazioni di servizio nell'ottobre 2009. Davanti ai giudici, Di Sano ammise di essere stato invitato a ritoccare il verbale. Inizialmente, il militare scrisse: "Cucchi riferiva di avere dei dolori al costato e tremore dovuto al freddo e di non poter camminare, veniva comunque aiutato a salire le scale...". Poi invece cambiò il testo: "Cucchi riferiva di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura freddo/umida che per la rigidità della tavola del letto (priva di materasso e cuscino) ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolenzia accusata anche per la sua accentuata magrezza". Una differenza sostanziale, secondo gli inquirenti.

ILARIA CUCCHI: "IL MURO E' STATO ABBATTUTO" - "Processo Cucchi. Udienza odierna ore 11.21. Il muro è stato abbattuto - ha scritto su Facebook la sorella di Stefano, Ilaria -. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi". Poi, al termine dell'udienza, la donna ha commentato: "Ci sono voluti 9 anni ma finalmente oggi la verità che noi sosteniamo da sempre entra in un aula di giustizia ed entra con le parole di uno degli stessi imputati, che racconta il massacro di Stefano e tutto ciò che è accaduto nei giorni successivi e cioè le coperture che ci sono state".

L'AVVOCATO: "VERITA' DAL MIO ASSISTITO" - Per l’avvocato Eugenio Pini, difensore del carabiniere Tedesco "questo è uno snodo significativo per il processo ed è anche un riscatto per il mio assistito e per l’intera Arma dei Carabinieri. Gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso".

"Ma soprattutto - aggiunge l’avvocato - è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà. Come detto, è anche un riscatto per l’Arma dei Carabinieri perché è stato un suo appartenente ad intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e ad aver fatto definitivamente luce nel processo" conclude il legale.

IL TWEET DI SALVINI - In serata, con un post pubblicato su Twitter, il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha invitato la famiglia di Cucchi al Viminale: "La sorella e i parenti di Stefano #Cucchi sono i benvenuti al Viminale. Eventuali reati o errori di pochissimi vanno puniti con la massima severità, ma ciò non può mettere in discussione professionalità e eroismo quotidiani di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi in divisa".

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