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"Sì alla mensa per bimbo disabile", la scuola risponde

15 ottobre 2018 | 10.54
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La foto postata su Facebook dalla madre del bimbo
La foto postata su Facebook dalla madre del bimbo

Risolto il caso dell'alunno disabile che, a Foggia, si vedeva negata la mensa per la mancanza di un operatore socio sanitario che lo aiutasse nella somministrazione del pasto. Lo fa sapere una nota del dirigente dell'istituto scolastico 'Santa Chiara-Pascoli-Altamura', Maria Goduto, sull'episodio che "nei giorni scorsi, ha coinvolto gli organi di stampa e i social network con numerosi interventi connotati da fraintendimenti e da equivoci, lesivi dell’immagine di questa istituzione scolastica".

"A un solo giorno di distanza dall’attivazione del servizio di mensa, la scuola 'Santa Chiara-Pascoli-Altamura' - fa sapere lo stesso istituto - è riuscita, ancora una volta, a risolvere la problematica denunciata dalla famiglia del minore. Nonostante le operazioni di individuazione e di assegnazione degli operatori socio-sanitari non siano di competenza delle istituzioni scolastiche, la scuola ha portato oggi a compimento un percorso, avviato da settimane, costellato da tentativi, battute di arresto e ricerche di collaborazioni, conseguendo un nuovo successo".

Grazie alla convenzione stipulata con l’A.p.s. Pegaso Istituto Europeo, si legge ancora nella nota, presso l'Istituto frequentato da Francesco si renderanno disponibili due allievi tirocinanti del corso Oss- Operatore socio-sanitario, per l'assistenza in tutte le operazioni connesse alla somministrazione del pasto. Per ciascun tirocinante del corso dell’A.p.s. Pegaso, autorizzata dal ministero della Pubblica Istruzione per la validazione delle competenze, verrà predisposto uno specifico progetto formativo e l’attività di formazione e orientamento sarà seguita, verificata e certificata da un tutor designato".

"Un risultato positivo - osserva la dirigente scolastica - che conferma il costante impegno sui temi dell’inclusione dell’intera istituzione scolastica, la propensione ad 'accompagnare' bambini e adulti in percorsi di apprendimento, di ricerca e di formazione, che pongano al centro dell’attenzione quei valori di cooperazione, di dialogo e di solidarietà che devono guidare le politiche di costruzione di un sistema formativo integrato, per rendere concreta la fruizione del diritto allo studio per tutti gli studenti".

LA DENUNCIA DELLA MAMMA - La vicenda del bimbo disabile era diventata un caso dopo la denuncia su Facebook fatta dalla mamma del piccolo venerdì scorso. "Visto com'è felice? A lui piace mangiare a scuola con i compagni!", scriveva la donna. Da oggi riprenderà il servizio mensa nelle scuole di Foggia, ma per il bambino "non ci sarà mensa. Anzi il pasto per lui arriverà, ma - sottolineava - non ci sarà nessuno che lo aiuterà a mangiare". Il piccolo "non può mangiar da solo, ha una paralisi cerebrale infantile, quindi - spiegava - ci vuole una persona che lo imbocchi". Mentre lo scorso anni la famiglia era riuscita "dopo varie lotte" a ottenere il supporto di un operatore socio sanitario, quest'anno - denunciava la mamma - la referente al sostegno della scuola aveva informato i genitori del piccolo che non ci sarebbe stato nessuno a farlo mangiare a mensa. Per la famiglia, raccontava ancora la mamma, erano state prospettate due le soluzioni alternative: andarlo a prendere prima dei pasti o pagare di tasca propria un operatore socio sanitario "visto che Francesco prende indennità e assegno di cura".

Un suggerimento, scriveva, che sarebbe stato dato dalla Asl alla scuola. "Ma stiamo scherzando??? Voglio dire a voi signori della Asl e della scuola - tuonava la mamma su Fb -, che i soldi che prende mio figlio servono per il suo benessere: terapie extra (poiché l'Asl ne passa solo un minimo), medicine, integratori, viaggi per visite specialistiche, infermieri, ecc. Il personale che serve a scuola non rientra nelle nostre competenze. Tu scuola Istituto comprensivo Santa Chiara-Pascoli-Altamura - concludeva il post - stai discriminando un alunno".

La scuola però si era però difesa dalle accuse, precisando in una nota di aver fatto tutto il possibile per l’alunno che frequenta già da otto anni l'istituto "modello di inclusione, di accoglienza e di cura educativa" per "le attività di ricerca, di formazione e di sperimentazione messe in atto". Oggi l'Istituto ha quindi trovato una soluzione.

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