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Ex sindaco anti-abusivi: "Ora basta slogan"

05 novembre 2018 | 16.12
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L'ex sindaco Cambiano
L'ex sindaco Cambiano

"Oggi non è il giorno della polemica, ma quello del cordoglio per le vittime. E' il momento della riflessione e del dolore. Ma una cosa va detta: per la gestione di un fenomeno complesso, qual è quello dell'abusivismo, serve buonsenso. Da parte di tutti. Occorre evitare slogan e interventi solo in prossimità di campagne elettorali e di tragedie e lavorare, invece, in maniera responsabile per la gestione del territorio tutti i giorni". A dirlo all'Adnkronos è Angelo Cambiano, l'ex sindaco 'anti abusivi' di Licata (Agrigento), sfiduciato nell'agosto del 2017 dal Consiglio comunale, proprio dopo una 'battaglia' condotta in solitudine contro l'abusivismo nel grosso centro dell'Agrigentino.

Un protocollo d'intesa firmato con la Procura della città dei templi e 90 immobili abusivi abbattuti durante la sua sindacatura gli sono valsi l'onore delle cronache e l'etichetta di 'simbolo'. Ma anche una raffica di intimidazioni: minacce, proiettili e due immobili incendiati. "Per due anni e mezzo ho vissuto sotto scorta con la casa sorvegliata h24 - ricorda -. Sono stati giorni terribili, ma tornando indietro rifarei tutto quello che ho fatto". L'appellativo di simbolo a Cambiano sta stretto. "Ho fatto solo il mio dovere - ribadisce -: rispettare la legge ed eseguire gli ordini di demolizione. Se per questo vengo indicato come un 'simbolo' allora significa che c'è qualcosa che non va, che il sistema non funziona".

"Sono stato sfiduciato dalla politica e mortificato dalle istituzioni" denuncia l'ex sindaco, papà di due bimbi di due anni e sei mesi che oggi, con una laurea in Informatica in tasca, insegna matematica in un istituto superiore a Licata. Il grosso centro dell'Agrigentino non l'ha voluto abbandonare, anche se, ammette, "ho vissuto dei momenti terribili e ancora oggi è difficilissimo". Da giugno gli è stata tolta la scorta, ma continua a vivere armato. "La visibilità mediatica ti aiuta nell'immediato, poi, però, ti rendi conto che vivi nel territorio da solo, oltraggiato e minacciato". A Licata, anche dopo la sua sfiducia le demolizioni di case fuorilegge sono andate avanti. Complessivamente sono circa 160 gli immobili buttati giù. "E' passato un messaggio sbagliato - dice adesso Cambiano -: che quelle demolizioni erano una mia battaglia personale, quando, invece, mi sono limitato a rispettare la legge".

"Portare avanti procedimenti di demolizione - dice ancora l'ex sindaco - non è semplice in questa terra. Io ho fatto il mio dovere, non dovevo essere un simbolo, ma un normale giovane amministratore che crede nelle potenzialità del proprio territorio e che ritiene che dal rispetto delle regole passa lo sviluppo e la sicurezza dei cittadini. Purtroppo questa è la terra di Pirandello ma anche di Tomasi di Lampedusa, in cui si vuole cambiare tutto per non cambiare nulla". Secondo Cambiano, però, quello dell'abusivismo "non è un fenomeno che può essere gestito solamente dai sindaci che sono in prima linea e pagano lo scotto dei segni di abbandono nel territorio".

Neanche la mancanza di fondi può essere un alibi per le mancate demolizioni. "Che i Comuni siano senza soldi si sa - dice -, sono in costante anticipazione di cassa, ma mettendo a partita di giro il costo a carico di chi ha commesso l'abuso, il Comune anticipa le somme recuperandole poi con azioni di rivalsa nei confronti degli ex proprietari degli immobili. Tra l'altro, quando viene emesso un ordine di demolizione oggi c'è anche una sanzione pecuniaria di 20mila euro nel caso in cui non si ottempera all'abbattimento. Inoltre da gennaio 2017 parte degli oneri di urbanizzazione può essere utilizzata per le demolizioni e poi esiste un fondo di rotazione della Cassa depositi e prestiti per le demolizioni".Allora, è evidente che "qualcosa nel sistema non va. L'ho vissuto sulla mia pelle - conclude Cambiano -. Il Comitato regionale per le demolizioni che dipendeva dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e i cui membri dovevano essere nominati dalle Prefetture, per otto anni circa non si è costituito. Solo quando è esplosa mediaticamente la vicenda Licata ha visto la luce. La verità è che certa politica ancora vive di clientelismo e facile ricerca del consenso".

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