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Raggi, è il D-day

09 novembre 2018 | 21.36
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

E' il giorno del verdetto per Virginia Raggi. Oggi pomeriggio si saprà se ci sarà una condanna per la sindaca di Roma imputata per falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele) alla direzione del dipartimento Turismo del Comune di Roma. Il capo pentastellato Luigi Di Maio è stato chiaro. In caso di condanna della sindaca di Roma, ha detto che sarà applicato il codice etico, che prevede le dimissioni. Il documento prevede, infatti, una serie di obblighi validi sia per i candidati che per gli eletti. Nel testo, messo a punto nel gennaio 2017 dall'attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e passato alle cronache all'epoca come il 'salva Raggi' proprio perché evitava sanzioni in caso di rinvio a giudizio, è prevista l'incompatibilità tra una carica e una condanna anche solo in primo grado "per qualsiasi reato commesso con dolo".

Per la sindaca Raggi il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha chiesto una condanna a 10 mesi con la concessione delle attenuanti generiche. Il movente del reato, ipotizzato dai pm, durante l'udienza del processo, è che avrebbe mentito sulla nomina di Renato Marra perché con l'allora codice etico vigente del M5S, nel 2016, si sarebbe dovuta dimettere. Secondo Ielo, "Marra ci ha messo la manina ma la sindaca sapeva". Per il procuratore aggiunto la sindaca avrebbe detto il falso nella risposta alla responsabile Anticorruzione del Campidoglio in merito alla nomina di Renato Marra perché il fratello Raffaele, capo del personale era "l'uomo-macchina, senza di lui non si andava avanti", era fondamentale per il funzionamento dell'amministrazione capitolina e quindi "andava protetto". Per i pm, inoltre, la sindaca ha dovuto mentire e dire il falso per non rischiare di ritrovarsi indagata e doversi quindi dimettere secondo le regole del codice etico M5S in vigore nel 2016. "Questo spiega il movente di quel falso", hanno concluso il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto procuratore Francesco Dall'Olio.

Se il verdetto Raggi dovesse essere la condanna in primo grado, la strada sembra tracciata. I vertici del M5S non si sbilanciano ufficialmente su quanto accadrà alla sindaca e su un eventuale piano B, ma i dubbi sarebbero pochi. "Per il M5S sarebbe inevitabile il ritorno alle urne", spiega all'Adnkronos una fonte governativa 5stelle. "Le regole saranno applicate senza indugio" chiariscono dai vertici all'Adnkronos. A quel punto la sindaca e la sua maggioranza potrebbe decidere di andare avanti ma senza la bandiera del Movimento e 'passando' al gruppo misto. Ci sarebbe, però, in quest'ultimo caso l'incognita dei numeri per la giunta. Di certo si sa, infine, che non ci sarà una consultazione online per decidere il destino della Raggi. L'ipotesi, circolata nei giorni scorsi, è stata infatti smentita.

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