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Udienza rinviata al 2020, l'odissea di un dipendente a Roma

10 novembre 2018 | 15.24
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Ha diritto a ricevere il trattamento di fine rapporto (Tfr), ma per un banale errore della giustizia, dovrà attendere almeno due anni per ottenere quanto gli è dovuto. La prossima volta che potrà far valere le sue ragioni davanti a un giudice sarà solo nel 2020. E' la storia di Vittorio Alberto Lavazza, 39 anni, residente in provincia di Novara assunto nel dicembre 2012 dalla Ata Italia, società con sede a Roma in liquidazione a seguito di fallimento nel 2016.

Assunto a tempo indeterminato come impiegato, a inizio 2018 tramite l'avvocato Maria Fotia dello studio legale FmLaw ha fatto richiesta per poter ottenere quanto maturato: 1.157,16 euro di Tfr lasciato in azienda e 2.160,83 euro, sempre lordi, a titolo di quote Tfr non versate dalla società fallita al fondo previdenziale. A febbraio scorso il curatore fallimentare ha comunicato al giudice delegato della sezione fallimentare di Roma che il 39enne ha diritto alla prima somma e non alla seconda. Una decisione che, per il difensore, nasconde un'inversione nelle cifre. Un errore banale, ma non semplice da correggere.

"Quando mi sono accorta che il curatore fallimentare per un mero errore materiale di trascrizione ha scambiato gli importi tra i due Tfr, quindi la somma riconosciuta al mio cliente, l'ho fatto presente ma la correzione - ammessa anche da chi l'ha commessa - comporta necessariamente un'opposizione formale", spiega all'Adnkronos il difensore Maria Fotia che chiede l'intera somma dei due Tfr, circa 3.300 euro. L'opposizione alla decisione è stata presentata in aula il 24 settembre scorso, ma la prossima udienza davanti al tribunale civile di Roma è fissata al 30 marzo 2020.

Così mentre i suoi colleghi stanno ricevendo il denaro dovuto, Vittorio Alberto dovrà aspettare i tempi della giustizia. "Considerando che quella al 2020 potrebbe non essere l'ultima udienza e che nel caso ci vorrà del tempo per riscuotere quanto spetta al mio cliente, l'esperienza mi porta a ritenere che solo nel 2011 potrà incassare quanto gli è dovuto per legge. Una beffa per un lavoratore che subisce errori altrui", chiosa l'avvocato. "Tutta la storia si commenta da sola", commenta la vittima, che oggi lavora con partita iva come consulente assicurativo.

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