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Terrorismo

Preso a Milano lupo solitario Isis

21 novembre 2018 | 08.09
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Era pronto a fare la guerra l'egiziano 22enne accusato di far parte dell'Isis arrestato questa mattina a Milano nell'operazione 'Lupi del deserto'. Issam Elsayed Elsayed Shalabi Abouelamayem, ritenuto organico al sedicente Stato islamico e per ciò accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione e apologia del terrorismo, nel corso di più conversazioni con due sue connazionali, entrambi indagati, spiegava di essere di fatto un ''lupo solitario'' disponibile a ''combattere'' e a ''fare la guerra'', facendo anche intendere di aver ricevuto un addestramento militare.

Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha detto che l'egiziano "stava preparando il passaporto per partire e compiere attentati all'estero". Le attività di captazione, telefoniche e telematiche hanno permesso di recuperare numerosissimi file audio scaricati dall'indagato, gran parte dei quali prodotti dal comparto mediatico dell'Isis, contenenti inni jihadisti e sermoni di Iman radicali propugnatori di odio nei confronti del mondo occidentale.

Il 22enne all'inizio delle indagini era dipendente dell'azienda che aveva in appalto le pulizie del Mc Donald's di Colonnella, in provincia di Teramo. Irregolare sul territorio nazionale, dal 20 giugno scorso si era trasferito a Cuneo, mantenendo le stesse mansioni lavorative. Successivamente dal 1 agosto Shalabi si era trasferito a Milano, dove aveva trovato lavoro in nero in un'azienda per la bitumazione stradale, cambiando per ben quattro volte il suo domicilio.

"Io voglio che la legge di Allah copra tutta la terra", affermava il 1 luglio scorso in un'intercettazione Shalabi. In base a quanto emerso dalle indagini, l'egiziano aveva intenzione di andare a combattere per Daesh e faceva parte della macchina di propaganda di quest'ultimo. Dalla stessa intercettazione telefonica emerge inoltre, che l'egiziano, secondo quanto spiegano gli investigatori, è perfettamente a conoscenza dell'esistenza di altri individui che avrebbero manifestato l'interesse a compiere azioni violente per colpire l'occidente e diffondere la Sharia. "Ognuno di noi (dello stato islamico) - dice nell'intercettazione - si muove per conto proprio, ognuno di noi ha capito il concetto di battaglia il significato del bene e del male, ognuno percorre la via più conveniente''.

In un'altra conversazione intercettata il 22enne si dice pronto e disponibile a combattere e a fare la guerra: ''Sì, io mi auguro di andare lì ma ancora non è arrivato il momento'', dice Shalabi. Il suo interlocutore allora gli chiede: "Tu vai a fare la guerra insieme a loro?", facendo riferimento allo Stato Islamico. E lui risponde: ''Sì, arriverà il momento in cui andrò a fare la guerra insieme a loro''. In un'altra intercettazione l'egiziano afferma: ''Se hai intenzione di fare una operazione jihadista, puoi chiederlo e stare anche un anno in attesa, potrebbero anche non chiamarti. Io conosco persone che hanno fatto domanda''.

Gli altri due indagati nell'ambito dell'inchiesta sono un 21enne e un 23enne, quest'ultimo attualmente irreperibile, legati al primo da stretta amicizia e anch'essi interessati in attività apologetica e di propaganda del cosidetto stato islamico. Nei loro confronti è stato già adottato il provvedimento di espulsione del Ministro dell'Interno.

''L'operazione odierna - si sottolinea in una nota - conferma l'efficacia del modello di prevenzione del nostro Paese e nasce dallo sviluppo di una notizia di intelligence che, sul finire dello scorso anno, segnalava all'interno di un ''gruppo WhatsApp'' tra militanti islamisti un partecipante che aveva in uso un'utenza italiana. Gli immediati accertamenti hanno permesso di identificare l'utilizzatore dell'utenza del primo che, per tutto il periodo delle indagini durante il quale ha risieduto da clandestino in provincia di Teramo e a Milano, è stato sottoposto a sorveglianza costante da personale specializzato della Dcpp/Ucigos''.

Le indagini, dirette dalla Procura Distrettuale del capoluogo abruzzese in raccordo con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, sono state condotte dalle Digos di L’Aquila, Teramo, Piacenza e Milano parallelamente ai Compartimenti della Polizia Postale e Comunicazioni di Abruzzo e Emilia Romagna.

L’intera attività di indagine è stata coordinata Servizio per il Contrasto al Terrorismo Esterno della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Ucigos e dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni. Sono attualmente in corso numerose perquisizioni domiciliari e personali in Abruzzo, Lombardia, Emilia e Piemonte.

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