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Corruzione e favori sessuali, in manette pm e dirigenti Asl

06 dicembre 2018 | 11.11
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(Fotogramma)
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Un magistrato e alcuni dirigenti Asl in manette a Lecce per corruzione e, almeno in tre casi, per favori sessuali. Sei persone, tra cui il sostituto procuratore della Repubblica di Lecce Emilio Arnesano e dirigenti della Asl salentina, sono stati arrestati stamane in un'inchiesta della Procura di Potenza, competente sui magistrati del distretto della Corte d'Appello di Lecce, in cui sono contestati a vario titolo i reati di corruzione in atti giudiziari, induzione a dare o promettere utilità a pubblico ufficiale e abuso di ufficio.

Due persone, il pm Arnesano e il dirigente della Asl di Lecce Carlo Siciliano, sono finiti in carcere; altre quattro, fra cui il direttore generale della Asl di Lecce, Ottavio Narracci, ai domiciliari. Disposto anche un divieto di dimora nei confronti di un avvocato. Le misure cautelari sono state firmate dal gip del tribunale di Potenza e le indagini sono state effettuate dalla Guardia di Finanza di Lecce. Sotto sequestro una piscina, oggetto di un procedimento penale, e un'imbarcazione ritenuta profitto del reato del delitto di corruzione.
Le indagini sono durate quattro mesi e la notizia di reato è stata trasmessa alla Procura potentina da quella leccese per la parte di propria competenza che coinvolgeva appunto il pm Arnesano e altre persone. Sotto la lente degli investigatori è finito il dissequestro di una piscina di un altro dirigente Asl (Giorgio Trianni, pure arrestato) da parte del pm Arnesano, titolare del procedimento penale di cui lo stesso ha poi chiesto l'archiviazione, che sarebbe avvenuto in cambio di un soggiorno con annesse battute di caccia.
Sono tre i casi contestati dalla Procura di Potenza ad Arnesano, in cui si configurano presunti favori sessuali ottenuti o richiesti in cambio di provvedimenti giudiziari o per benevole intercessioni. Nelle carte della Procura di Potenza risulta che il pm avrebbe stretto un ''rapporto corruttivo consolidato e duraturo'' con l'avvocato del foro di Lecce, Benedetta Martina (arrestata e posta ai domiciliari), e ''in numerose occasioni'' il sostituto procuratore avrebbe pilotato procedimenti in cui gli indagati erano assistiti dalla stessa legale ''ottenendo in cambio prestazioni sessuali dalla medesima''.
Inoltre, con la finalità di ottenere in cambio prestazioni sessuali, avrebbe agevolato una giovane avvocata contattando un componente della commissione d'esame per avvocato presso la Corte d'appello di Lecce e concordando un incontro presso il suo ufficio nel corso del quale venivano definite le domande che sarebbero state poste alla candidata in sede di prova orale, esame poi superato. Infine, sempre stando alle indagini, il pm avrebbe chiesto prestazioni sessuali ad un'altra avvocata che gli aveva chiesto di intervenire in suo favore con il presidente del collegio di disciplina costituito presso l'Ordine degli avvocati di Lecce.

Nelle carte dell'inchiesta della Procura Emilio Arnesano, è accusato di ''un ampio spettro di delitti commessi con abuso e vendita delle proprie funzioni'', come nel filone riguardanti dirigenti e medici della Asl di Lecce da cui avrebbe ricevuto ''diverse utilità'' per ''l'esito positivo di procedimenti giudiziari a carico''. In primo luogo sono contestati favori di carattere economico come la vendita di un'imbarcazione di dodici metri, finita sotto sequestro, ad un prezzo ritenuto dagli inquirenti di gran lunga inferiore al prezzo di mercato; pagamento avvenuto poi in contanti. Inoltre il magistrato avrebbe ottenuto un soggiorno gratuito nonché trattamenti di favore nella prenotazione di visite mediche, nella prenotazione di interventi per familiari, nelle visite a persone di sua conoscenza.

CHI E' IL PM FINITO IN MANETTE - Si è occupato soprattutto di inchieste per abusi edilizi e violazioni di norme ambientali e paesaggistiche negli ultimi anni il pubblico ministero della Procura di Lecce Emilio Arnesano. Ma forse l'inchiesta più nota è quella risalente al 2012, relativa alla collocazione sul lungomare di Porto Cesareo, località turistica molto nota sulla costa jonica, della statua dell'attrice Manuela Arcuri.

La scultura, dopo una prima collocazione nel 2002, era stata rimossa nel 2010 da una nova giunta e poi reinstallata in una zona demaniale. Sotto inchiesta finirono il sindaco dell'epoca Salvatore Albano e altre cinque persone. L'idea di dedicare una statua in pietra leccese a Manuela Arcuri come simbolo di bellezza e fertilità era venuta al personaggio televisivo Gianni Ippoliti che frequenta costantemente il Salento. L'ipotesi di reato configurata dal pm Arnesano era quello di violazioni delle norme paesaggistiche. Il magistrato si è occupato anche di alcuni efferati casi di cronaca come l'omicidio del 74enne Salvatore Maggi nel 2015 ritrovato senza vita in un fondo di sua proprietà.

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