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Le tappe del caso Battisti

14 dicembre 2018 | 10.04
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Le tappe del caso Battisti

La decisione del giudice del Tribunale Supremo brasiliano, Luiz Fux, che ne ha ordinato l'arresto, è un primo passo verso l'estradizione di Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) condannato in Italia a due ergastoli per quattro omicidi: in due di essi, quello del maresciallo Antonio Santoro, avvenuto a Udine il 6 giugno del '78, e quello dell'agente Andrea Campagna, avvenuto a Milano il 19 aprile del 1979, il terrorista sparò materialmente.

Nell'uccisione del macellaio Lino Sabbadin, a Mestre, il 16 febbraio del '79, invece, Battisti fece da copertura armata al killer Diego Giacomini e, nel caso dell'uccisione del gioielliere Pierluigi Torregiani, avvenuta a Milano il 16 febbraio del '79, venne condannato come co-ideatore e co-organizzatore. L'idea alla base di quel biennio di sangue, secondo quanto si appurò in seguito, era quella di colpire, oltre ad esponenti delle forze dell'ordine, i commercianti che si erano difesi durante i cosiddetti 'espropri proletari'.

ESPROPRI PROLETARI -
Proprio per questo nel mirino dei Pac finirono il macellaio di Venezia Sabbadin e il gioielliere di Milano Torregiani. In quest'ultimo caso, poi, all'omicidio si aggiunse un'ulteriore tragedia: nel corso della colluttazione, il figlio del gioielliere Adriano fu colpito da una pallottola sfuggita al padre prima che questi cadesse e da allora, paraplegico, è sulla sedia a rotelle.

In Brasile Battisti era arrivato dopo aver fatto perdere le sue tracce il 22 agosto 2004, lasciando la Francia, dove, evaso da un carcere italiano, si era rifugiato nel 1980. A localizzarlo in un primo momento in Sud America dopo lunghe ricerche erano stati gli agenti francesi e i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale.

IL BRASILE - Ma Battisti era riuscito ancora una volta a far perdere le proprie tracce fino al 18 marzo del 2007 quando venne catturato dalla polizia brasiliana e dagli agenti venuti da Parigi. Fatale per lui l'incontro con un esponente dei comitati di sostegno.

A Parigi l'ex leader dei Pac, grazie alla 'dottrina Mitterrand', si era rifatto una vita: abbandonata la lotta armata, si era dato alla scrittura, diventando un giallista di fama e pubblicando opere in cui proponeva alcune analisi sull'esperienza dell'antagonismo radicale, tra cui 'L'orma rossa', edito da Einaudi. Poi, però, quando l'aria era cominciata a farsi più pesante, Battisti aveva deciso di fuggire.

PARIGI - A cambiare le carte in tavola era stato il parere favorevole all'estradizione dato dalla Corte d'appello di Parigi il 30 giugno del 2004. Poco dopo il presidente francese Jacques Chirac aveva fatto sapere che avrebbe dato il via libera all'estradizione nel caso in cui il ricorso in Cassazione presentato dai legali di Battisti fosse stato respinto.

Pochi mesi dopo, il 23 ottobre 2004 il primo ministro francese, Jean Pierre Raffarin, aveva firmato il decreto di estradizione che costringeva l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo a scontare la propria pena in Italia.

IL RICORSO - Contro il decreto nel novembre 2004 i legali di Battisti avevano presentato invano ricorso al Consiglio di Stato, che aveva al contrario convalidato il decreto nel marzo 2005. Gli avvocati ci hanno poi riprovato poco dopo, presentando un ricorso presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo.

Pur riconoscendo di aver fatto parte dei Pac, Battisti si è sempre detto innocente. Fuggito dalla Francia nel 2004, l'ex terrorista è stato arrestato in Brasile nel 2007 ed è rimasto nel carcere brasiliano di Papuda, a Brasilia, fino al giugno 2011.

ESTRADIZIONE - Nel 2009 Il Tribunale Supremo Federale (Stf) autorizzò la sua estradizione in Italia ma la decisione fu bloccata dal pronunciamento del presidente brasiliano Lula. Dopo che l'Stf ha respinto un ricorso dell'Italia, Battisti è stato scarcerato nel giugno 2011, ottenendo in agosto il permesso di residenza permanente.

L'attuale presidente brasiliano Michel Temer, che si è insediato dopo l'impeachment della presidente Dilma Rousseff, erede politica di Lula, aveva manifestato l'anno scorso l'intenzione di estradare Battisti in Italia.

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