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Fratello di pentito ucciso a Pesaro, caccia ai killer

26 dicembre 2018 | 11.29
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Sono in corso le indagini dei carabinieri sull'omicidio di Marcello Bruzzese, fratello di un pentito di 'ndrangheta, freddato nel giorno di Natale in via Bovio a Pesaro. L'uomo, 51 anni, è stato crivellato di colpi da due killer mentre stava parcheggiando la sua auto in garage, nel centro della cittadina. I due poi, a piedi, si sono dati alla fuga. Il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini ha annunciato che domani mattina sarà in prefettura, a Pesaro, per il comitato ordine pubblico e sicurezza.

L'appartamento dove viveva Marcello Bruzzese da oltre vent’anni ospiterebbe persone sottoposte a programma di protezione, perché collaboratori o testimoni di giustizia o loro congiunti. E' quanto si evince dalla testimonianza di una congiunta di un collaboratore di giustizia, che ha vissuto per molti anni nel programma di protezione, e che 19 anni fa ha vissuto proprio nell'appartamento in cui viveva Marcello Bruzzese. La donna, che ora vive fuori dall’Italia e preferisce mantenere l'anonimato, racconta al sito 'CiSiamo.info' la propria testimonianza. "Sono sconvolta. Questa tragedia - dice - si poteva evitare". E ciò "perché in quell’alloggio, al numero 28 di via Bovio a Pesaro, avevo già vissuto io sotto protezione nel 1999 e, prima di me, già ci avevano vissuto altre persone sottoposte al programma di protezione". Già nell’aprile del 1999, racconta, "tutti sapevano che quell’appartamento era stato preso in affitto dal Ministero dell’Interno. Tanto che io raccontavo a tutti di essere la figlia di un magistrato, in modo da dissimulare i sospetti". "In realtà - continua - io in quell’appartamento mi ero trovata molto bene e, autorizzata dal Servizio Centrale di Protezione, avevo anche trovato lavoro il venerdì e il sabato sera in una pizzeria lì vicino". La donna comunque fu poi trasferita in un altro alloggio: "Mi dissero che Pesaro non era una città sicura, in quanto c’era il Centro di Addestramento Reclute (Car) dell’Esercito e quindi andavano e venivano ragazzi di qualsiasi provenienza, anche del Sud Italia, e io potevo essere riconosciuta".

Pesaro è sotto choc dopo l'omicidio. In un post su Facebook il sindaco Matteo Ricci scrive: ''La città stanotte è andata a dormire sconvolta e spaventata per l'omicidio di Natale in pieno centro''. ''La vicenda - aggiunge - è molto delicata perché la persona uccisa viveva con la sua famiglia in un appartamento affittato dal Ministero del Interno, ed era sotto protezione delle forze dell'ordine". "Lo Stato per colpire 'Ndrangheta - continua - si avvale dei collaboratori di giustizia, ed è giusto così". Ma poi il sindaco chiede: "Quanti sono i collaboratori di giustizia a Pesaro? Qual è il livello di sicurezza richiesto?". E conclude: "Cosa non ha funzionato ieri?".

"Se qualche mafioso rialza la testa, giù mazzate, perché mafia, 'ndrangheta, camorra sono merda e finché sarò ministro dell'Interno e mi occuperò di pubblica sicurezza li inseguirò via per via, quartiere per quartiere, palazzo per palazzo, ma non a chiacchiere, ma arrestando e sequestrando" sottolinea Salvini. "Arrestando e sequestrando non io direttamente - continua il vicepremier - ma mettendo le forze dell'ordine, dotandole di più soldi, uomini e mezzi, in condizione di arrestare, sequestrare, confiscare e combattere la mafia da Nord a Sud". Parlando della visita di domani mattina a Pesaro, Salvini ripete più volte: "E' mio dovere, ma è anche mio piacere farlo, presiederò il comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza, perché se c'è puzza di mafia, di 'ndrangheta, di camorra, se c'è qualcuno che muore per colpi di pistola in pieno centro in una città tranquilla come Pesaro, è mio dovere esserci, analizzare la situazione a Pesaro e nelle Marche".

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