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Rigopiano, padre vittima: "Non date soldi, quella petizione non è mia"

18 gennaio 2019 | 14.59
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Soccorsi a Rigopiano, foto Vigili del Fuoco
Soccorsi a Rigopiano, foto Vigili del Fuoco

"Quella petizione non è mia". A denunciarlo, parlando con l'Adnkronos, è Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime della tragedia di Rigopiano del 18 gennaio del 2017. In undici si salvarono dopo ore sotto le macerie per la slavina caduta sull'albergo di Farindola in provincia di Pescara. "Più si va avanti - con le indagini -, più escono fuori novità che un padre non vorrebbe mai sentire", dice con la voce segnata dal dolore.

Nei giorni scorsi ad Alessio Feniello è arrivata anche una sanzione da oltre 4500 euro. "Mi accusano di essere entrato in un'area sottoposta a sequestro, ma volevo solo portare fiori a mio figlio. Ho visto che su Facebook gira una petizione per raccolta firme affinché la mia multa venga annullata, con la possibilità di fare una donazione" avverte in un post, aggiungendo di "non aver mai dato autorizzazioni a chicchessia". Si dissocia e non vuole assolutamente soldi. "In molti si sono offerti di pagarmela" dice all'Adnkronos, "con il mio avvocato abbiamo presentato ricorso in tribunale, non darò quei soldi, piuttosto come ho già detto mi faccio il carcere".

"Ancora una volta ringrazio chi ha preso a cuore la mia vicenda ma il rischio di speculazioni e malintesi è troppo alto" conclude su Facebook, chiedendo "a chiunque venisse in mente di fare qualcosa per me e in mio nome di comunicarmelo".

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