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Battisti: "Umiliato al mio arrivo in Italia"

22 gennaio 2019 | 15.46
LETTURA: 6 minuti

(AFP)
(AFP)

Parla per la prima volta Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Pac catturato in Bolivia dopo una latitanza prima in Francia e poi in Brasile. Affida le sue parole agli esponenti dei Radicali Maurizio Turco e Irene Testa che, insieme agli avvocati Annamaria Uras e Rosaria Manconi dell'Unione Camere penali, lo hanno incontrato per pochi minuti nel consueto giro che i Radicali fanno nei penitenziari italiani. "Ci ha detto di essere rimasto male per come è stato trattato al suo arrivo in Italia, ci ha spiegato di essersi sentito umiliato" hanno detto Testa e Turco all'AdnKronos.

Parole che hanno ricevuto la replica del ministro dell'interno e vicepremier, Matteo Salvini, che in diretta Facebook ha detto: "Ho letto che Battisti ha detto di sentirsi umiliato. Povero assassino comunista. Abbia il buon gusto di tacere e chieda scusa alle famiglie delle sue vittime".

Intanto, nello stigmatizzare l'assenza di un garante dei detenuti in Sardegna, ancora non nominato nella seconda consiliatura regionale consecutiva, i Radicali hanno ispezionato il penitenziario di Oristano e alla fine hanno incontrato in cella d'isolamento Battisti. "Lo abbiamo trovato abbastanza bene, tranquillo - raccontano Testa e Turco all'AdnKronos -. Ci ha detto che alcuni parenti hanno fatto istanza per venirlo a trovare e ci ha parlato dei suoi tre figli, di cui due in Francia e uno in Brasile. Ci ha ribadito che gli agenti della polizia penitenziaria di Oristano lo stanno trattando bene, cosa peraltro confermata da altri detenuti che non hanno denunciato alcuna anomalia".

Entrando più nello specifico, "ci ha detto di essere rimasto male per come è stato trattato al suo arrivo in Italia, ci ha spiegato di essersi sentito umiliato e di non riconoscersi nella descrizione fatta della sua persona, perché ci ha detto testualmente di non essere più quella persona che era 40 anni fa, che non ci si può accanire così e non si può scontare una condanna due volte". Battisti, hanno poi continuato i radicali, ha detto di non voler commentare il video di Bonafede, aggiungendo che in questi giorni, proprio per le tante inesattezze e cattiverie raccontate, ha preferito spegnere la tv e non leggere alcun giornale. In compenso, "ci ha detto che sta scrivendo un libro e che ne ha appena cominciato uno da leggere, 'Se questo è un uomo' di Primo Levi".

"Non è voluto entrare nel merito delle accuse - concludono i Radicali - Solo un pensiero ai figli, che ovviamente gli mancano moltissimo".

SABBADIN -
"Anche a me manca mio padre: è l'unica cosa che mi sento di dire". Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso a Mestre dai Pac il 16 febbraio 1979, commenta così all'AdnKronos le parole di Battisti. "Che sia una persona diversa dall'uomo che era 40 anni fa non lo voglio escludere - aggiunge -, lui però ha commesso un crimine nei confronti della mia famiglia. Se non è stato lui, chi è stato? Ora voglio solo stare tranquillo, per me questo è un capitolo chiuso".

PERRUGGINI - Per Potito Perruggini, nipote di Giuseppe Ciotta, brigadiere di Polizia ucciso nel 1977 dai terroristi rossi, "Battisti dice che non è più lo stesso di 40 anni fa. Sappia che anche le vittime del terrorismo non sono più le stesse, sono morte - commenta all'AdnKronos -. Abbia la compiacenza di stare in silenzio e di aprire la bocca solo per aggiungere frammenti di verità storica sugli anni di piombo, verità che a nostro avviso può essere diversa da quella giudiziaria e che va chiarita definitivamente".

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