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Taranto, padre 15enne morto cancro: "Di noi nessuno se ne frega"

02 febbraio 2019 | 17.43
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

"Dobbiamo lottare per Taranto, perché di noi non gliene frega niente a nessuno". Sono le amare parole all'Adnkronos di Angelo Di Ponzio, il papà di Giorgio, 15enne del capoluogo jonico, appassionato di moto e di auto, morto il 25 gennaio scorso a causa di un raro sarcoma a cellule chiare scoperto tre anni fa.

Questo pomeriggio a Roma Angelo Di Ponzio ha partecipato alla consegna degli attestati del corso di guida sicura della scuola di pilotaggio 'Progetto E20' al quale, come spiega il responsabile Gianluca Calcagni, pilota professionista già di Formula 3, era stato invitato anche Giorgio. "Avrebbe dovuto fare un corso agonistico", dice Calcagni. Purtroppo è morto lo scorso 25 gennaio prima che potesse farlo. Il corso è ora intitolato alla memoria del giovane scomparso tanto che sugli attestati è stata stampata la sua foto.

Domani Angelo Di Ponzio, insieme alla moglie Carla, sarà presente in piazza Vittoria a Taranto per sostenere la raccolta di firme promossa da 'Tarantolibera' in calce all'esposto che chiede alla Procura della Repubblica della città jonica di agire nei confronti dei nuovi proprietari dello stabilimento siderurgico ex Ilva.

"Anche prima ero vicino a queste battaglie", spiega Angelo. "Solo che non potevo partecipare in prima persona perché negli ultimi tre anni sono stato sempre vicino a mio figlio nei vari viaggi tra Milano, Bari eccetera. Ma anche per un altro motivo: non volevo fargli capire quello che aveva. Con messaggi, mail, WhatsApp ero vicino ai gruppi. Ora questa battaglia da parte mia - promette - verrà ulteriormente rafforzata. Giorgio era un figlio di Taranto. Lui era come altri bambini che non ci sono più o che si ammalano. Voglio far capire a coloro che sono indifferenti a queste situazioni che non ci sono protezioni. I nostri figli potrebbero essere i loro".

La rabbia della famiglia di Giorgio non è solo contro l'inquinamento ma anche contro la malasanità. "Qui le persone attendono mesi per fare una tac", spiega Angelo. "E, per non aspettare mesi, poi la vanno a fare privatamente. Nel 'mio' caso l'ho fatta privatamente e ho avuto anche la diagnosi sbagliata". In un primo tempo, infatti, a Giorgio, il 'guerriero' come lo chiamava il padre, era stata diagnosticata una fistola ascessualizzata. Poi a Bari la scoperta del sarcoma dei tessuti molli.

"Leggevo di una donna in provincia di Bari che avrebbe dovuto aspettare 11 mesi per un esame prenotato alla Asl - evidenzia - mentre invece a pagamento, cioè a 1500 euro, lo si può ottenere in 15 giorni. Ciò è assurdo. La sanità non è per niente tempestiva: se non conosci qualcuno e non hai i soldi, non puoi curarti e non puoi sapere nei tempi utili quale malattia hai".

Tra le cause della malattia di Giorgio, il sarcoma a cellule chiare, "secondo una ricerca pubblicata dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc ndr) ad aprile 2018 ci sono la diossina e i pesticidi", ricorda Di Ponzio. In questi giorni ad Angelo Di Ponzio e alla sua famiglia stanno arrivando tantissimi messaggi e gesti di solidarietà. "Avverto una sensazione di stanchezza e disperazione tra quelli che ci scrivono", afferma. "Alcuni hanno avuto problemi di malasanità ma comunque sono stati zitti. Moltissimi per curarsi devono viaggiare. Altri vogliono partecipare alla Fondazione".

Quest'ultima sarà intitolata a Giorgio. Tre gli scopi principali. Così li elenca Angelo. "Primo quello di pagare borse di studio per la ricerca per la lotta ai sarcomi che sembrano un tabù, sembra quasi che non ci sia niente che possa curarli". Si tratta sovente di malattie rare, alcune conosciute come 'orfane' nel senso che "sono curabili ma le case farmaceutiche non spendono soldi per trovare una cura per una malattia rara. Preferiscono trovare cure per malattie più diffuse perché c'è più commercio", evidenzia il papà di Giorgio.

"E poi con la Fondazione dobbiamo cercare di dare dei servizi a chi parte, a chi si trova in realtà nuove, senza consigli, senza che nessuno gli dica niente, dove alloggiare, cosa fare, le ricette. Insomma stare vicini a chi si scontra contro la burocrazia". E poi, infine, "fare qualcosa per i bambini: questa è la cosa è più importante", conclude Angelo Di Ponzio.  

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