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"Matteo susiti", poi il blitz: ma Messina Denaro non c'è

23 febbraio 2019 | 09.40
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Immagine d'archivio (FOTOGRAMMA)
Immagine d'archivio (FOTOGRAMMA)

La voce è stentorea e ferma: "Matteo susiti" ("Matteo, alzati" ndr). E' il 24 marzo 2016 e gli investigatori stanno intercettando un uomo nella sua auto nelle campagne di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. L’auto si avvicina nei pressi di una casa rurale, gli investigatori sentono i rumori di un portone metallico e poi quell’invito ad alzarsi in dialetto.

A pronunciare la frase è uno degli arrestati del blitz 'Mafiabet' di venerdì nel trapanese. Per i carabinieri quel Matteo è Messina Denaro, la primula rossa di Cosa nostra ricercato dal 1993. Scatta subito il blitz dei militari dell'Arma ma va a vuoto: non c'è alcun indizio di Messina Denaro. Iniziano però da lì le indagini che sono sfociate nell’operazione compiuta venerdì.

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