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Catturato superlatitante Marco Di Lauro

02 marzo 2019 | 17.00
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Secondo più pericoloso d'Italia dopo Matteo Messina Denaro. Salvini: "Nessuna tregua ai criminali"

(FOTOGRAMMA) Nell'articolo, foto AdnKronos
(FOTOGRAMMA) Nell'articolo, foto AdnKronos

Asia, Sudamerica ed Europa: lo hanno cercato dovunque ma alla fine era a Napoli, in un'abitazione del quartiere Piscinola-Chiaiano in via Emilio Scaglione. Cosi è finita la latitanza di Marco Di Lauro, inserito nell'elenco dei ricercati del ministero dell'Interno al secondo posto subito dopo Matteo Messina Denaro.

CHI E'
- Oggi ha 38 anni ma era solo un ragazzo quando fece perdere le sue tracce, 14 anni fa nel corso della "notte delle manette" quando mille uomini dello Stato invasero i quartieri Scampia e Secondigliano coadiuvati dagli elicotteri ed eseguirono 53 ordinanze. Ricercato anche in campo internazionale, secondo gli inquirenti, Marco Di Lauro avrebbe intrapreso la ricostruzione del clan guidato dal padre Paolo Di Lauro detto Ciruzzo o' Milionario.

Sui libri paga del clan Di Lauro, Marco era indicato come F4 che sta per "quarto figlio" del boss Paolo Di Lauro. 'Invisibile' dal 2004, era ricercato da carabinieri e polizia per associazione di tipo mafioso e altro. Su di lui pendeva un ordine di carcerazione in seguito alla condanna nel 2009 da parte della Corte di Appello a 11 anni e 2 mesi di reclusione per il reato di associazione mafiosa e per aver avuto un ruolo apicale nel clan Di Lauro dal 2000 al 2004, quando ha iniziato la sua latitanza. Sul giovane boss dal 2015 pendeva poi un altro ordine di custodia cautelare in carcere per associazione finalizzata al traffico di droga, con l'aggravante del metodo mafioso: un reato che Di Lauro avrebbe commesso a Napoli e in Spagna, a Madrid, Toledo e Barcellona. Il 17 novembre 2006 erano state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto a fini estradizionali. Il boss era riuscito a sfuggire a due blitz: uno nel giorno di Natale del 2016 all'interno di una mansarda dei Camaldoli e un secondo nel marzo 2017 nel Rione Terzo Mondo. Destinazione, carcere di Poggioreale. Deve scontare 10 anni per associazione camorristica e droga.

LA CATTURA - Al momento della cattura Di Lauro "non era armato e non ha opposto resistenza" ha spiegato il questore di Napoli Antonio De Jesu. "Su queste indagini - ha detto il questore - si stanno spendendo polizia e carabinieri con attività tecniche e investigative coordinate dalla procura. Siamo contenti e siamo soddisfatti". Il secondo latitante più pericoloso d'Italia era con la moglie quando è stato catturato nella casa dove viveva in incognito a Marianella. A quanto riferito dagli investigatori in conferenza stampa, il figlio di Ciruzzo o' Milionario stava mangiando pastasciutta e pistacchi, mentre la compagna faceva le faccende di casa. Il boss non ha opposto resistenza e si è mostrato preoccupato innanzitutto per la sorte dei suoi gatti. Nell'appartamento, ha spiegato il questore Antonio De Iesu, sono stati "trovati soldi, ma non molti, una cifra giusta" e poi ne armi né vedette a sorvegliare gli accessi".

LA TELEFONATA - A svelare il suo nascondiglio potrebbe essere stata una telefonata. Ad effettuarla sarebbe stata nel primo pomeriggio, l'uomo che ha ucciso con tre colpi di pistola la moglie a Melito e che poi si è recato in Questura per confessare l'omicidio. L'assassino, infatti, già noto alle forze dell'ordine e vicino al clan Di Lauro, dopo aver compiuto il delitto avrebbe telefonato a Marco Di Lauro facendo scattare l'intercettazione che ha condotto gli inquirenti alla scoperta dell'abitazione di via Emilio Scaglione a Marianella. Il questore di Napoli ha lasciato intendere che i due avvenimenti sono collegati. "Non posso dire di più - ha spiegato Antonio De Jesu - ma vi dico che c'è stata fibrillazione nel primo pomeriggio da parte dei nostri tecnici e da lì ci siamo mossi per arrestare Marco Di Lauro".

IL BOSS IN AFFITTO - L'appartamento dove è stato catturato Di Lauro "era in affitto. Stiamo lavorando per capire da quanto tempo" hanno detto gli investigatori, spiegando che "sono in corso accertamenti per ricostruire la rete di fiancheggiatori". "Occorre capire da quanto tempo fosse lì e la sua rete di copertura", hanno aggiunto. Il boss, ha evidenziato il questore di Napoli Antonio De Iesu, "non girava travestito ma come un ragazzo qualunque, e questa era la sua migliore mimetizzazione", la sua forza è stata "la grande capacità di nascondersi tra i cittadini comuni: abbigliamento normale e convivenza con una ragazza".

Di Lauro e la compagna sembravano una coppia di giovani come tante altre: "non hanno figli ma solo gatti", si è spiegato in conferenza stampa, precisando che per lei non sono stati emessi provvedimenti. Rispetto a 14 anni fa, il boss, ha aggiunto De Iesu, "ha qualche anno in più ma non ha modificato le sue caratteristiche e ha ancora la stessa faccia da ragazzo". Nell'appartamento gli investigatori non hanno trovato alcun documento.

L'APPLAUSO AGLI AGENTI - Dopo l'arresto, Marco Di Lauro è arrivato in Questura a bordo di un'autocivetta. In via Medina si era già raccolta una piccola folla che ha inneggiato a polizia e carabinieri che hanno eseguito la cattura: "Bravi, bravi", l'incitamento dei presenti che hanno tributato alle forze dell'ordine anche un applauso.

In strada al momento dell'arrivo del boss anche il questore Di Napoli Antonio De Jesu e il comandante provinciale dei carabinieri Ubaldo Del Monaco. L'arresto è stato possibile grazie a un'operazione congiunta di poliziotti e carabinieri sotto il coordinamento della Dda di Napoli guidata dal procuratore Melillo. "Siamo contenti", il commento del comandante provinciale dei carabinieri di Napoli.

LE REAZIONI - Soddisfatto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: "Catturato il superlatitante di camorra Marco Di Lauro, grazie a un'operazione congiunta di polizia e carabinieri - ha commentato Salvini -. Complimenti alle forze dell'ordine, che dopo l'arresto di un terrorista algerino dell'Isis mettono a segno un'altra operazione importantissima. Nessuna tregua ai criminali". Gli fa eco il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: "Nessuno può pensare di sfuggire alla giustizia italiana!" ha scritto su Facebook il Guardasigilli.

Congratulazioni al lavoro delle forze dell'ordine sono arrivate anche dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. "Complimenti a polizia di Stato, carabinieri e magistratura per l'arresto del latitante Marco Di Lauro - ha detto il sindaco -. La lotta alla camorra è al centro dell'azione dello Stato nella nostra città".

GLI ALTRI LATITANTI - Dopo l'arresto del latitante restano altri tre nomi che mancano all'appello delle forze dell'ordine. Si tratta di Attilio Cubeddu, Matteo Messina Denaro e Giovanni Motisi. Sul podio il sardo Cubeddu, che compie oggi 72 anni. Ricercato dal 1997 per non aver fatto rientro, al termine di un permesso, nella Casa Circondariale di Badu è Carros in provincia di Nuoro dove era detenuto per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime. E' invece ricercato dal 1993, per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto e altro il cinquantaseienne Matteo Messina Denaro originario di Castelvetrano, in provincia di Trapani. Ultimo nell'elenco del Ministero dell'Interno è il sessantenne palermitano Motisi, ricercato dal 1998 per omicidi, dal 2001 per associazione di tipo mafioso e altro, dal 2002 per strage ed altro. Deve scontare l'ergastolo.

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