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La sentenza

"Uccise in preda a tempesta emotiva", pena dimezzata

02 marzo 2019 | 13.02
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Michele Castaldo strangolò la fidanzata Olga Matei nel 2016. Condannato a 30 anni in primo grado, si è poi visto ridurre la pena a 16 anni in appello: ecco le motivazioni

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Quando ha ucciso la sua compagna, Olga Matei, Michele Castaldo era preda di una "tempesta emotiva e passionale" determinata dalla gelosia. Una circostanza che ha influito sulla decisione della Corte di appello di Bologna, che lo scorso novembre ha dimezzato la pena nei confronti dell’operaio 57enne di origine campana, reo confesso, che il 5 ottobre del 2016, a Riccione, nel Riminese, strangolò la donna con cui aveva una relazione da un mese.

In primo grado, Castaldo era stato condannato a 30 anni per omicidio aggravato dai motivi abietti e futili (ergastolo ridotto per rito abbreviato). Lo scorso novembre, il pg Paolo Giovagnoli, davanti alla Corte di assise di appello di Bologna, aveva chiesto conferma della sentenza, tuttavia i giudici avevano ridotto la pena a 16 anni (24 anni, ridotti di un terzo sempre per il rito abbreviato), concedendo le attenuanti generiche.
Nella sentenza depositata si spiega che la decisione deriva, in primo luogo, dalla valutazione positiva determinata dalla confessione di Castaldo. Inoltre, la gelosia provata dall’imputato, sentimento "certamente immotivato e inidoneo a inficiare la sua capacità di autodeterminazione", "a causa delle poco felici esperienze di vita" del 57enne, secondo la perizia psichiatrica determinò una "soverchiante tempesta emotiva e passionale", considerata "idonea" a influire sulla misura della responsabilità penale.

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