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Terrorismo

"Possibile convergenza al-Qaeda-Isis"

08 marzo 2019 | 10.40
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Dossier su terrorismo e criminalità: "Unità di azione e di intenti per ricostituire il Califfato'

Immagine di repertorio (Afp)
Immagine di repertorio (Afp)

La caduta dell’Isis, "anche se vi sono ancora significative sacche di resistenza nel teatro siro-iracheno", sembra aver restituito "una nuova vitalità ad al-Qaeda che oggi torna ad invocare unità di azione e di intenti per ricostituire, nel lungo periodo e con altre strategie, il Califfato. Il tentativo è di riacquisire la leadership della jihad globale riconducendola sotto linee guida unitarie, dopo anni di contrapposizione tra al-Qaeda e Isis e il reciproco scambio di accuse di 'deviazionismo'". E' quanto sottolinea il dossier 'Terrorismo, criminalità e contrabbando' realizzato dalla Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis) e presentato oggi alla Camera.

La fine del Califfato "ha già provocato la terza diaspora jihadista (la prima, seguita alla cacciata dell’Urss dall’Afghanistan, la seconda, all’annientamento dell’Emirato afghano del mullah Omar, la terza, alla sconfitta del Califfato di al-Baghdadi) che andrà certamente ad alimentare i gruppi estremisti già affiliati sia ad al-Qaeda sia all’Isis, nonché le cellule dormienti nei paesi occidentali ed arabi moderati. I nuovi rientri -rileva il dossier della Fondazione Icsa- potrebbero favorire forme aggregative ed atti di terrorismo ancor più eclatanti, in virtù di un’alleanza fra le varie metastasi jihadiste, che potrebbero rivelarsi ancor più destabilizzanti per l’Occidente".

In questo contesto, al-Qaeda tornerebbe a rappresentare la “mente operativa”, mentre le cellule dell’Isis il suo braccio armato, con risorse di gran lunga superiori a quelle della vecchia al-Qaeda. Le nuove forme di aggregazione disporrebbero anche di maggiori capacità operative sia per l’esperienza maturata e le tecnologie sofisticate acquisite (come ad esempio l’impiego di droni), sia per gli schemi psicologici e di propaganda mediatica interiorizzati.

INTRECCI INTERESSI TRA CRIMINALITA' ORGANIZZATA E GRUPPI JIHADISTI - Nello scenario criminale italiano si evidenziano intrecci di interessi tra criminalità organizzata e gruppi jihadisti. Dal dossier emergono casi di studio in cui gli interessi della criminalità si incrociano con quelli dei jihadisti e accade che le rotte delle migrazioni coincidano con quelle del contrabbando di tabacchi, di droga, di armi, di opere d'arte dai 'teatri di guerra' di Siria e Iraq, e del trasporto clandestino di jihadisti.

PETROLIO FONTE FINANZIAMENTO DELLO STATO ISLAMICO - Con i proventi del greggio il Califfato ha avuto per anni la possibilità di pagare i salari di migliaia di miliziani, acquistare armi, forgiare lucrose alleanze con le tribù irachene sunnite ostili al Governo sciita di Baghdad. Secondo autorevoli fonti, i proventi delle attività petrolifere gestite dall'Isis in Siria ed in Iraq ammontavano nel solo 2015 a 400 milioni di dollari l'anno. Secondo la Guardia di Finanza, riferisce il dossier, gran parte delle capacità di finanziamento dello Stato Islamico era subordinata alla sua capacità di raffinare e trasportare il petrolio. A tal fine, l'Isis ha costruito condotte interrate e raffinerie di petrolio fisse o mobili, anche se con caratteristiche rudimentali, come le raffinerie modulari (molto comuni, costruite off-site, si possono attaccare al camion o al pozzo, si possono smontare e rimontare facilmente, nonostante le piccole dimensioni sono comunque sofisticate).

CARCERE LUOGO DI RADICALIZZAZIONE - Il carcere può essere un luogo di radicalizzazione e proselitismo per i terroristi islamici. Tra il passato da criminali e il futuro da terroristi, c'è spesso l'esperienza-ponte del carcere come luogo di conversione all'ideologia jihadista, rileva il dossier che spiega come "in tempi di auto-radicalizzazione digitale, in cui l'adesione solitaria al jihadismo avviene per lo più sul web, le prigioni sono oggi - molto più delle moschee e dei centri culturali islamici - il luogo fisico per eccellenza in cui la radicalizzazione avviene ancora faccia a faccia". Gli istituti penitenziari "rappresentano peraltro anche il punto di massima vicinanza del milieu criminale e di quello jihadista; e con l'andamento crescente del numero di terroristi che ricevono condanne e vengono incarcerati, divenendo focolai di nuova radicalizzazione per i compagni di detenzione, sono destinate ad assumere un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche del contagio islamista".

TRAFFICO BENI ARCHEOLOGICI +400% TRA IL 2010 E IL 2014 - E' stato del 412%, tra il 2010 e il 2014, il balzo di importazioni di beni archeologici e artistici provenienti dall'Iraq e diretti negli Usa. Il traffico di antichità e di beni culturali, definito ''petrolio di pietra'', è in grado di assicurare un flusso costante di denaro e di sopperire alle perdite collegate allo sfruttamento dei pozzi petroliferi. Dopo aver conquistato vaste aree della Siria settentrionale e orientale e dell'Iraq, lo Stato Islamico - osserva il dossier- è diventato il principale attore nel contrabbando di beni culturali della regione, facendone una imprescindibile fonte di reddito. Le importazioni di monete di argento, bronzo e altri materiali nobili provenienti dalla Turchia hanno raggiunto un picco di incremento del 129%, quelle provenienti da Israele del 466% e del 676% quelle dal Libano (tutti paesi, questi, confinanti con la Siria e, nel caso della Turchia, anche con l'Iraq).

CAMBIA TRAFFICO ESSERI UMANI, SEMPRE PIU' BAMBINI VITTIME - Negli ultimi dieci anni "il profilo delle vittime della tratta di esseri umani è cambiato. Pur restando dominante la componente femminile, i bambini e gli uomini sono aumentati notevolmente. Oggi la tratta di esseri umani avviene in gran parte all'interno dei confini dei paesi di origine dei trafficati e spesso la riduzione in schiavitù viene utilizzata da gruppi terroristici per avere manodopera a basso costo (e quindi rappresenta una voce in attivo) oppure come vera e propria ricompensa". "In particolare, questo riguarda le donne che vengono rapite dai gruppi jihadisti. Il rapimento di oltre 250 giovani donne ad opera del gruppo Boko Haram nel 2014 -rileva l'Icsa- è stato il fatto rivelatore di un vero e proprio commercio di donne, che mette in relazione il terrorismo di matrice islamista e lo sfruttamento della prostituzione. Le ragazze rapite nel Nord della Nigeria, infatti, non subiscono solo dei matrimoni forzati con i combattenti dell'organizzazione terroristica (matrimoni che rappresentano una ricompensa o un pagamento per le azioni di guerra); alcune di loro sono vendute alle reti nigeriane della prostituzione, molto attive in Europa".

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