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Papa Francesco in Campidoglio

25 marzo 2019 | 18.15
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E' il quarto Pontefice sul colle capitolino. Il primo fu Paolo VI nel 1966, l'ultimo Benedetto XVI dieci anni fa, Pio IX sostò sul piazzale nel 1870. L'ex sindaco di Roma Rutelli: "La visita di Wojtyla ebbe un valore storico"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Elena Davolio ed Enzo Bonaiuto

Papa Francesco sarà in Campidoglio martedì, quarto pontefice dell'età contemporanea a salire sul colle capitolino per una visita ufficiale al Comune di Roma, ora denominato Roma Capitale, al sindaco Virginia Raggi, alla giunta pentastellata e ai consiglieri dell'Assemblea Capitolina.

Il primo fu Paolo VI il 16 aprile del 1966, appena cinque mesi dopo la chiusura del Concilio Vaticano II aperto nel 1959 dal suo predecessore Giovanni XXIII, che segna uno spartiacque nella storia della Chiesa. Troppo breve, invece, il pontificato del suo successore Giovanni Paolo I, appena 33 giorni, per registrare una visita sul Campidoglio. Sul colle capitolino salì invece Giovanni Paolo II il 15 gennaio del 1998, accolto dal sindaco Francesco Rutelli, dopo l'indizione del Grande Giubileo del 2000: e proprio l'Anno Santo, che avrebbe aperto idealmente e spiritualmente il nuovo millennio, fu al centro dei discorsi ufficiali e dei colloqui privati.

L'ultima visita in Campidoglio di un pontefice risale a un decennio fa: è stata quella che ha visto per protagonista Benedetto XVI durante la sindacatura di Gianni Alemanno, in cui l'attuale pontefice emerito sottolineò il volto di Roma come "città sempre accogliente e ora metropoli multietnica e multireligiosa". Domani, sarà la prima volta per Papa Francesco, su quel colle nel cui piazzale, dominato dalla copia in bronzo della statua equestre dell'imperatore Marco Aurelio - l'originale è custodito nei Musei Capitolini - sostò brevemente Pio IX. Era il 16 settembre del 1870: quattro giorni dopo, i bersaglieri sarebbero entrati dalla breccia di Porta Pia e Roma sarebbe diventata la capitale dell'Italia.

"La visita di Giovanni Paolo II in Campidoglio, il 15 gennaio del 1998, ebbe un valore storico e fu densa di implicazioni concrete e positive per la nostra città: trenta anni dopo il discorso di Paolo VI nella Sala degli Orazi e Curiazi, Papa Wojtyla venne ad annodare su basi radicalmente nuove il legame tra la Roma laica e il Vaticano" ricorda all'AdnKronos l'allora sindaco Francesco Rutelli. "Quel legame - sottolinea l'ex primo cittadino romano - si sarebbe tradotto nello svolgimento del Grande Giubileo del 2000, la cui preparazione fu governata dalle istituzioni civili con trasparenza, efficienza e trasformazioni urbane tuttora ben visibili. Il dialogo fu costante e Roma fu veramente capitale universale: anche i romani non credenti parteciparono alla saggezza di quella stagione che il Papa riassunse nel motto 'Roma-Amor'...". Quanto alle opere realizzate e ai servizi messi in campo, "va ricordato che le risorse destinate alla città furono, in effetti, limitate: poco più di 200 milioni di euro annui destinati al Comune di Roma tra il 1997 e il 2000. E soprattutto - conclude ancora Rutelli - le opere furono completate per il 96% nei tempi stabiliti, senza una sola vittima sul lavoro negli oltre 800 cantieri e con zero procedimenti giudiziari, grazie ai severi controlli che mettemmo in campo".

La visita del Papa in Campidoglio, domani, darà "una forza in più alla nostra città di Roma". Monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare della capitale a contatto ogni giorno con le difficoltà delle periferie, in un' intervista all'Adnkronos, racconta quali saranno i temi che il Papa affronterà in occasione dell'incontro con la sindaca Virginia Raggi e il governo capitolino."Non si tratta di affogare un naufrago ma di dire 'continuiamo a lavorare' quindi, dal Papa, arriverà un incoraggiamento, con garbo ma anche con un certo vigore, alla sindaca a lavorare per il bene comune della città", dice Lojudice. Dice Lojudice: "La presenza del Papa sarà come sempre di grande spessore e provocazione; il punto resta sempre come vengono recepite le cose. Il Papa naturalmente non accuserà nessuno, anzi incoraggerà a continuare a cercare di fare il bene comune perchè un' amministrazione pubblica a questo dovrebbe pensare". Il presule riflette sul momento particolare in cui arriva la visita del Papa: "Dentro ogni tipo di realtà ci può essere qualche realtà storta; persone che si comportano male è nella realtà dei fatti di fronte alla quale pare non si salvi nessuno. Evidentemente è un tema imbarazzante che riguarda la politica nel suo insieme come se fosse impossibilitata ad essere onesta ma c'è anche chi cerca di fare un buon lavoro". Il vescovo ausiliare fa un ritratto della città: "Roma è complicatissima, paradossalmente non ha un' identità specifica ma da sempre appoggiata all'identità di chi arrivava. Un crocevia di tutto anche ecclesialmente, una città il cui volto è difficile da delineare perché racchiude tante città in una, in cui c'è tutto e il contrario di tutto, con profonde differenze". In uno scenario di questa portata, il Papa, come spiega Lojudice, parlerà dei temi che più "lo toccano e lo provocano: la povertà, il disagio giovanile che anche a Roma non è uno scherzo, il problema di tante famiglie che non hanno casa. Al Papa sta anche a cuore nuovo annuncio del Vangelo: questo è argomento più di carattere religioso. Il Pontefice farà un discorso molto calibrato perchè nessuno deve entrare in polemiche sterili ma dicendo con convinzione che in certi valori noi crediamo. Mi auguro ci sia,- ma il Papa lo farà sicuramente - il richiamo ad una collaborazione produttiva: la Chiesa deve collaborare con il governo cittadino, di qualunque colore esso sia e, se c'è qualcosa che non va, lo deve denunciare con fermezza".

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