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"Alluvione Genova, ex sindaco colpevole ma pena da ridurre"

12 aprile 2019 | 20.53
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Lo ha stabilito la Cassazione. L'allora primo cittadino all'Adnkronos: "Annullamento del falso mi restituisce onore". Il papà di una delle vittime: "Su responsabilità la Corte ci ha dato ragione"

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Confermata la responsabilità del disastro, ma gli atti tornano Genova per un processo di Appello-bis per una rideterminazione della pena legata al reato di falso. E quanto hanno deciso i giudici della IV sezione penale della Cassazione che hanno emesso la sentenza sul processo sull'alluvione di Genova del 2011 costato la vita a sei donne, tra cui due bambine di 10 mesi e 8 anni. Imputati nel processo l'allora sindaco Marta Vincenzi, insieme all'ex assessore comunale alla Protezione civile Francesco Scidone e ad alcuni tecnici comunali accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e di aver falsificato l'orario nel verbale sull'esondazione del rio Fereggiano, il torrente che tracimando causò sei vittime. Il ricalcolo potrebbe essere 'al ribasso' per l'ex sindaco perché delle due ipotesi di falso solo una sussiste ed è confermata. Nella scorsa udienza il pg della Cassazione Tommaso Epidendio,  nel corso della requisitoria aveva chiesto "l'annullamento con rinvio per rideterminare il trattamento sanzionatorio". In Appello lo scorso anno i giudici di Genova avevano confermato la condanna a 5 anni nei confronti dell'ex sindaco, condannato a 2 anni e 10 mesi l'ex assessore Scidone (contro i 4 anni e 9 mesi emessi nel processo di primo grado), a 2 anni e 9 mesi il tecnico comunale Gianfranco Delponte (in primo grado condannato a 4 anni e 5 mesi), a 4 anni e 4 mesi Pierpaolo Cha (1 anno e 4 mesi in primo grado), a 2 anni e 10 mesi Sandro Gambelli (1 anno in primo grado), e a 8 mesi anche l'ex coordinatore dei volontari di protezione civile Roberto Gabutti (in primo grado assolto). Alla luce della sentenza di stasera dei giudici di piazza Cavour il rischio carcere, al momento, si allontana per l'ex sindaca Vincenzi.

Dall'allerta meteo al disastro del Fereggiano

IL SINDACO VINCENZI - "E' ancora tutto un po' confuso ma sono contenta che sia stato annullato il falso, che pesava moralmente perché essere accusata di aver fatto un atto falso in consiglio comunale o di aver falsato volontariamente l'orario di esondazione era qualcosa per me di così infamante che non lo avrei davvero sopportato - ha detto all'Adnkronos l'ex sindaco di Genova Marta Vincenzi -. Mi è costato grande fatica in questi anni e a me oggi questo restituisce onore". "Sono contenta che sull'aspetto più soggettivo - aggiunge Vincenzi - che riguarda non la responsabilità in quanto sindaco ma la mia responsabilità personale per quello che ho detto in consiglio comunale, risulti che era ciò che in buona fede pensavo". La Suprema corte ha annullato, senza rinvio, l'ipotesi del falso nei confronti di Vincenzi, relativa al 'taroccamento' dell'orario di esondazione del Fereggiano."Da un punto di vista umano e morale - continua l'ex primo cittadino - e anche per il rispetto che ho per questa città e per chi ho rappresentato posso esser contenta di veder riconosciuto che io non ho commesso nessun falso".  "Ai familiari ho sempre detto che nulla potrà mai restituire quel che hanno perduto - continua Vincenzi - è un dolore infinito che è anche nostro, il mio in particolare. Credo che anche loro possano essere sollevati nel sapere che chi aveva responsabilità in quel momento non ha per motivi politici o personali taroccato i dati".

LEGALE DELLA VINCENZI - "Il fatto è stato percepito dalla Cassazione in modo diverso rispetto ai giudici di merito, tanto da chiedere la ridefinizione della pena" ha detto all'Adnkronos l'avvocato Stefano Savi. "Per quello che riguarda Vincenzi una ipotesi di falso è caduta, sulle altre è stata parzialmente assolta perché uno dei 2 episodi è stato ritenuto non sussistente. Sulla responsabilità io resto convinto rispetto a quello che abbiamo sempre sostenuto ma ora non ci resta che aspettare le motivazioni della sentenza".

IL PADRE DI UNA DELLE VITTIME - "Sicuramente questo è un momento di liberazione" ha detto all'AdnKronos Marco Costa, il papà della 19enne Serena Costa, che perse la vita per l'alluvione. "Noi abbiamo sempre lottato perché fosse riconosciuta la responsabilità di queste persone e la Corte suprema ci ha dato ragione e questo è motivo di soddisfazione per noi come genitori e pensando anche mia figlia che non c'è più, e per tutti quelli che hanno subito questa situazione". Costa commenta così la pronuncia della Corte di Cassazione di questa sera nel processo sull'alluvione genovese che, fermo restando il riconoscimento della responsabilità in capo agli imputati tra cui l'ex sindaco Marta Vincenzi, ha rinviato le carte alla corte d'Appello di Genova per una redeterminazione delle pene in un procedimento-bis. "Riusciamo a capire pian piano, lo aspettavamo da tanto tempo ma come tutte cose così improvvise uno si trova impreparato perché anche le sentenze sono molto tecniche e prima di capire l'esito non è facile", aggiunge Costa che oggi era a Roma insieme al figlio Danilo per attendere la sentenza insieme ad altri familiari delle vittime. "Ora mi aspetto dal comune di Genova un atteggiamento diverso rispetto a quello avuto nei nostri confronti - conclude - Fino ad oggi si è sempre comportato come responsabile civile ma mai si è costituito come parte civile con i cittadini offesi, in Tribunale noi da una parte del banco e loro dall'altra. Mi aspetto almeno un atteggiamento di scuse".

LEGALE FAMILIARI VITTIME - "Possiamo dire da questa sera che gli imputati sono stati riconosciuti responsabili dei reati colposi e di alcuni reati dolosi, aspetteremo la corte d'Appello per vedere l'entità del ricalcolo delle pene, il comune è responsabile per fatti del 4 novembre 2011 e noi come parti civili siamo soddisfatti perché giunti al compimento lavoro". Lo dice all'AdnKronos l'avvocato Emanuele Olcese, legale della famiglia di Serena Costa.  "In questo momento - aggiunge - diciamo che c'è soddisfazione, è comunque un passo definitivo in ordine a quella responsabilità che Marco Costa, papà di Serena, ha sempre sostenuto dal primo giorno. E comunque una svolta, nessuno può restituire una figlia 19 anni o un familiare ma questo processo ha fatto sì che cambiassero le regole di protezione civile rispetto alle alluvioni e questa è una ulteriore soddisfazione".

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