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"Ecco il metodo Casamonica", parla la vittima

15 aprile 2019 | 14.34
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(foto Adnkronos)
(foto Adnkronos)

Da tempo nell'occhio del ciclone, i Casamonica adottano nuovi metodi per le estorsioni e si servono sempre meno delle minacce dirette, perché per quello basta il loro cognome. A spiegare come funzionava la tecnica è una vittima del clan, un noto commerciante di lampadari e mobili di Roma.

"Un’altra tattica dei Casamonica è quella di farmi fare dei preventivi tutti superiori a dieci/quindicimila euro. Oggi vi dico che sono tutti pretesti perché fanno preventivi di complementi di arredo che non hanno un senso logico per arredare casa. Magari ti chiedono due sedie fatte in un modo e due sedie fatte in un altro, due tavoli diversi nello stesso salone (…) Insomma tutto per superare almeno un importo di quindicimila euro. Ti mettono mille/duemila euro nelle mani per forza, anche se tu gli dici che è inutile perché ci vorrebbe del tempo per ricevere la merce. Sono talmente insistenti che quando ce l’hai al negozio, pur di mandarli via perché altrimenti i clienti ‘normali’ si allontanano, te li prendi" spiega il commerciante. A quel punto la trappola è scattata. Perché dopo pochi giorni all’improvviso esponenti del clan contattano la vittima per riavere l’acconto e interrompere la trattativa.

"Se tu gli rispondi che non ci sono problemi, trovano una scusa per non riprenderseli. Se invece, qualcuno di loro mi ha chiesto l’acconto indietro e in quel momento non era possibile ridarlo, scattava l’ennesimo stratagemma, ovvero iniziano insistentemente a dirti che hanno bisogno subito di questi soldi perché devono immediatamente definire una loro operazione commerciale. In questo momento sei entrato nella loro tana psicologica". Si tratta di una "tecnica collaudata" si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, che anche un'altra vittima conosce benissimo poiché l’hanno usata anche nei suoi confronti. "Ti mettono in mano diecimila euro e spariscono, per poi tornare dopo tre o quattro mesi dicendo che gli servono assolutamente questi soldi. Puntualmente il malcapitato non li ha disponibili e quindi loro gli dicono che sono costretti a ‘comprarli’ a loro volta a tasso usuraio", creando un capitale che la vittima sarà costretta a riconsegnare. 

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