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"Chiedete Isee anche a rom", guerra per pacchi alimentari

19 aprile 2019 | 19.53
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E' la richiesta fatta da alcuni cittadini alla Magliana a Roma. La storia si è accesa perché quest'anno, come hanno raccontato i residenti infuriati, il numero di chi viene dal campo nomadi in fila per il cesto sarebbe cresciuto in modo sospettoso.

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

di Silvia Mancinelli

Nella parrocchia San Gregorio Magno, in piazza Certaldo, qualcuno ha temuto una nuova Torre Maura, un Casal Bruciato, fino alla rivolta popolare che ha riempito le strade di Casalotti. Il fronte comune contro i rom si è mobilitato sotto la guida di CasaPound che c'era e c'è anche a Magliana, dove la distribuzione dei pacchi alimentari organizzati dalla chiesa del quartiere in vista delle prossime festività pasquali si è trasformato in una sorta di rivisitazione seppur anacronistica dell'assalto ai forni servito a Manzoni per raccontare la carestia nei Promessi Sposi.

La storia si è accesa perché quest'anno, come hanno raccontato i residenti infuriati, il numero dei rom in fila per il cesto è cresciuto in modo sospettoso. Se pure è vera la loro nutrita presenza, visto lo storico accampamento, qualche perplessità l'hanno creata i volti nuovi, troppi secondo i più, arrivati a chiedere gli alimenti offerti da don Antonio Interguglielmi, parroco della chiesa. Va precisato, a questo punto, che per ottenere il pacco i residenti del quartiere sono tenuti a dimostrare di averne effettivamente bisogno presentando l'Isee. Documento non richiesto ai rom, come precisato dai militanti di CasaPound anche loro impegnati nella distribuzione - agli italiani - dei pacchi alimentari.

"Si è parlato di razzismo, sbagliando - spiega all'Adnkronos Alessandro Calvo, referente di CasaPound per la Magliana - A indignare la gente del quartiere è stata la differenza di trattamento, prima discriminante messa in atto da chi generosamente offriva il cesto. Se un italiano o qualsiasi straniero residente regolarmente in zona può ottenere il servizio dopo una selezione fatta attraverso criteri specifici, come il reddito, non esiste giustificazione valida per cui gli stessi criteri non debbano essere applicati ai rom. Dal canto nostro non abbiamo fatto altro che verificare la sussistenza di quanto riferitoci e presidiare perché la distribuzione dei pacchi rispettasse una selezione uguale per tutti".

Il parroco, pressato anche da un gruppo di donne agguerrite, ha fatto così un passo indietro. "Abbiamo fatto presente a Don Antonio che la distribuzione degli aiuti solidali deve essere fatta presentando modulo Isee e stato di famiglia ma che per i rom questo non avveniva. Per gli italiani è un obbligo tanto che il pacco è stato negato a una povera cittadina della Magliana che aveva presentato come sua unica fonte di guadagno 480 miseri euro al mese - hanno precisato sulla pagina facebook del quartiere i componenti dell'Associazione Nuova Magliana -. Ieri un piccolo presidio di abitanti del quartiere ha permesso il regolare svolgimento delle attività di donazione dei pacchi a chi era in possesso dei titoli richiesti, anche a quelle persone che non vanno in chiesa a ritirarli per vergogna".

"La Magliana non è un quartiere razzista dove l'integrazione delle famiglie di varie nazioni è ben accetta, l'ospitalità viene ben ricambiata e dove i cittadini stranieri hanno capito che prima esistono i doveri e dopo hanno i diritti".

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