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"Corteo ci sarà", il Comitato non molla

20 aprile 2019 | 18.14
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La locandina del comitato organizzatore
La locandina del comitato organizzatore

di Giorgia Sodaro

"Il corteo si farà nonostante i divieti, questa è la nostra vera risposta ma abbiamo ancora desiderio e voglia di aprire un tavolo di confronto". Il comitato organizzatore della manifestazione in ricordo di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani, prevista per il 29 aprile a Milano, non ci sta a rinunciare alla fiaccolata e risponde al divieto imposto dal prefetto diffondendo la locandina che annuncia il corteo. Marco Carucci, delegato del comitato, spiega quindi che "a piazzale Susa a Milano arriveranno i camerati, che abbiamo chiamato da tutta Italia, come è nostro diritto e tradizione fare", precisando però che noi militanti "non siamo una banda di scatenati abituati a fare casino e non è nostra volontà farlo questa volta".

"La nostra prima risposta è la locandina - dice all'Adnkronos - Vogliamo affermare con molta serenità il fatto che abbiamo tutto il diritto e anche il dovere di commemorare i nostri caduti in una forma che esiste da almeno 20 anni. Nel merito le prescrizioni del questore sono allucinanti e prive di fondamento perché sono ricostruzioni che non hanno nulla a che vedere con il corteo".

"In sintesi dice che vieta a noi la manifestazione dinamica per poterla concedere all'antifascismo milanese - aggiunge - Una dichiarazione che non è normale esca da una questura. In tutto il testo non viene mai citato il fatto che 60 rappresentanti istituzionali ci hanno messo la faccia, l'unica cosa che si cita è l'antifascismo milanese". Inoltre il questore, spiega Carucci, fa riferimento al fatto che "negli anni scorsi ci sono stati comportamenti, i saluti romani, che hanno generato dei processi, ma il dato è che l'unico di questi procedimenti che è finito in Cassazione ha visto tutti assolti".

"Inoltre si sottolinea che esponiamo simboli del disciolto partito fascista, ma la nostra non è una parata nazifascista, è una sfilata fatta di tricolori, fiaccole e tanti cuori - spiega ancora il delegato del comitato - Noi non possiamo pensare di ammainare le bandiere e mettere da parte la memoria. In questi casi la forma è anche sostanza, sfilare per le strade della città, dove sono morti Ramelli e Pedenovi, non è un puntiglio. Sfilare in quelle strade ha sempre avuto il senso di far vivere la memoria nel quartiere dove sono stati uccisi, è un discorso che ha un senso profondo. Mamma Ramelli ha sempre vissuto lì finché non è morta".

Carucci, ripercorrendo le tappe della vicenda, spiega inoltre che "le comunità militanti" quest'anno hanno organizzato anche "una raccolta firme a cui hanno aderito parlamentari, eurodeputati, e consiglieri regionali, comunali e municipali, proprio perché i divieti degli ultimi 4 anni erano divieti che volevano colpire il simbolo, il ricordo dei nostri caduti". "Una volta raccolte le firme, nella prima settimana di aprile - racconta - abbiamo chiesto un incontro al questore. Avendo coinvolto il livello istituzionale è normale che l'intenzione non era assolutamente di creare scontri di nessun tipo. Non avendo avuto risposta il 17 siamo andati all'ufficio di gabinetto a presentare il preavviso al questore e lo abbiamo inviato al prefetto, al sindaco e per conoscenza al ministro dell'Interno. In quella sede i abbiamo rinnovato la nostra disponibilità a sederci intorno a un tavolo ma niente. Poi ieri sera ci hanno chiamato e consegnato le prescrizioni".

"Noi in questi anni abbiamo sempre cercato di assecondare anche le richieste e le prescrizioni della questura", dice. Ricordando "gli articoli e gli interventi di tanti anni fa del giudice Salvini che scrisse, riferendosi alla commemorazione del 29 aprile, 'è un corteo che non ha mai lasciato neanche una cartaccia'", conclude il delegato del comitato.

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