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Zio di Messina Denaro: "Così vidi morire bandito Giuliano"

24 aprile 2019 | 18.02
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Il racconto di Giovanni Santangelo che gestisce una trattoria a Castelvetrano

La fotografia di Salvatore Giuliano
La fotografia di Salvatore Giuliano

dall'inviata Elvira Terranova
E' la mattina del 5 luglio 1950. A Castelvetrano, in provincia di Trapani, in un cortile ubicato nella via Mannone, c'è un corpo senza vita, riverso bocconi e circondato da carabinieri, magistrati, giornalisti, abitanti del posto, mostrato all’opinione pubblica come un trofeo di guerra. Quel corpo era del “bandito” Salvatore Giuliano, l’imprendibile “re di Montelepre”, uno degli uomini più controversi della storia siciliana. Nel cortile c'è anche un bambino di 10 anni, quasi undici. Il suo nome è Giovanni Santangelo, che vede quell'uomo a terra. Poco tempo prima lo aveva servito in un ristorante. Sono trascorsi quasi settanta anni ma quel bambino, che oggi è un signore di 79 anni, ricorda tutto nitidamente. Giovanni Santangelo è lo zio del boss latitante Matteo Messina Denaro. "Ricordo perfettamente quel giorno - ricorda l'anziano che gestisce la trattoria 'Da Giovanni', a pochi passi dal luogo in cui venne ucciso Salvatore Giuliano - avevo neppure undici anni e vidi tutta quella gente. Mi avvicinai e tutti dicevano che era il corpo di Salvatore Giuliano. Era tutto pieno di sangue".

Due anni prima, quando Giovanni aveva otto anni e faceva il cameriere al ristorante di Castelvetrano 'San Giuseppe', Salvatore Giuliano, che era un avventore di quel ristorante, gli chiese perché lavorasse a quell'età. "Io gli dissi che mia mamma aveva subito un incendio e aveva perso tutto" racconta oggi il signor Giovanni. "Giuliano aveva ascoltato la mia storia e mi lasciò una mancia di quasi mille lire". Una cifra enorme, all'epoca. "Tieni, con il resto aiuta tua madre", gli disse. Giovanni Santangelo non ama ricordare la sua parentela con Matteo Messina Denaro, il boss latitante. Lui e la sua famiglia non hanno mai avuto problemi con la giustizia. Non vuole parlare del nipote. Ma solo di Giuliano, di cui tiene due foto al ristorante. Entrambe in bianco e nero. "Giuliano è stato ucciso qui vicino - dice - e molti turisti che passano da qui mi chiedono di lui, così ho messo due foto". Quando parla di Giuliano lo definsice un "fuorilegge", un "Robin Hood alla Siciliana". Era un bell'uomo - ricorda Giovanni - solo che a un certo punto è sbiellato...".

E sui tanti misteri che aleggiamo sulla figura di Giuliano dice: "Non so cosa credere...". Parlando della riesumazione della salma al cimitero di Montelpere allarga le braccia e dice: "Non saprei cosa pensare". Entrano altri turisti che chiedono di pranzare, e il signor Giovanni, nonostante sia pomeriggio inoltrato, li fa sedere. "Noi siamo aperti sempre, dalla mattina alla sera, sette giorni su sette. Il mio posto è qui". Con le due fotografie di Salvatore Giuliano che si intravedono sulle pareti.

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