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Bullizzato da baby gang, "segnalazioni da un anno, nessuno è intervenuto"

27 aprile 2019 | 13.20
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Una vicina di casa del 66enne: "Ho chiamato la polizia, i carabinieri. 'Signora, abbiamo già segnalazioni di questo tipo', mi rispondevano"

di Silvia Mancinelli
"Abito qui da un anno e da un anno sentivo le urla, le finestre in frantumi, le botte sul portone, le risate sguaiate". Sara abita pochi metri più avanti rispetto a dove abitava Antonio Cosimo Stano, il 66enne bullizzato dai 14 ragazzini oggi indagati e morto in ospedale dopo 18 giorni di agonia il 23 aprile scorso. "Ho chiamato la polizia, i carabinieri. ‘Signora, abbiamo già segnalazioni di questo tipo’, mi rispondevano - racconta Sara - E nessuno faceva niente e nessuno salvava Antonio. La morte si poteva evitare, certo. Oggi si parla di legittima difesa, e a ragione devo ammettere: se quel pover’uomo avesse avuto una pistola e avesse sparato, forse giustizia sarebbe stata fatta. Questi ragazzini meritano l’ergastolo”.

Scuote la testa e se la tiene con una mano, come a sorreggere un peso troppo grande. “Sono due giorni che non ci dormo. Io sto male - dice ancora all’Adnkronos - Antonio era una bravissima persona, certo ogni paese ha il suo soggetto più debole, diciamo, ma dallo scherno all’ironia passare alla violenza più inaudita è inaccettabile. Ho provato anche io a intervenire, mi sono affacciata ma quelli scappavano ogni volta. Alla fine avevo paura, io sono solo una ragazza. Quelli invece? Bestie, arancia meccanica, hanno detto. Così è”.

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