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Tangenti, raffica di arresti

07 maggio 2019 | 08.55
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95 indagati e 43 misure cautelari tra Lombardia e Piemonte. Nel mirino amministratori pubblici, imprenditori e politici.Richiesta di arresto per parlamentare azzurro Sozzani. Coinvolti Tatarella e Altitonante di Fi. Il gip: "Valutiamo posizione di Fontana". Le mazzette al tavolo del bar. A Palermo arrestati funzionari

Fabio Altitonante e Pietro Tatarella (Fotogramma)
Fabio Altitonante e Pietro Tatarella (Fotogramma)

Raffica di arresti tra Lombardia e Piemonte. Una vasta operazione della Guardia di Finanza di Varese e dei carabinieri di Monza Brianza ha fatto scattare nelle province di Milano, Varese, Monza e della Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti un provvedimento cautelare personale nei confronti di 43 persone, tra cui esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori. Le persone coinvolte sono ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere aggravata dall'aver favorito un'associazione di tipo mafioso, finanziamento illecito ai partiti politici, corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all'aggiudicazione di appalti pubblici.

I POLITICI COINVOLTI - Tra i politici coinvolti figurano gli esponenti di Forza Italia Pietro Tatarella e Fabio Altitonante, rispettivamente candidato alle prossime europee e consigliere regionale in Lombardia. Tatarella deve rispondere, secondo l'accusa formulata dai pm di Milano, di associazione a delinquere, mentre il collega di partito è accusato di corruzione. Inoltre, compare anche una richiesta di autorizzazione inviata alla Camera dei Deputati per l'arresto per finanziamento illecito del parlamentare di Forza Italia Diego Sozzani .

I PROVVEDIMENTI - I provvedimenti - 12 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all'obbligo di dimora e 12 all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria - sono stati emessi dal gip del Tribunale di Milano Raffaella Mascarino, su richiesta della Procura della Repubblica di Milano, direzione distrettuale Antimafia con il procuratore aggiunto Alessandra Dolci e i sostituti procuratori Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno, al termine delle indagini della compagnia della Guardia di Finanza di Busto Arsizio (Va) e del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Monza.

GLI INDAGATI - Dalle indagini è emersa l'esistenza di due sodalizi criminali, attivi nelle province di Milano e Varese, costituiti da esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori, accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all'aggiudicazione di appalti pubblici. Il reato associativo è stato contestato a 9 delle 95 persone complessivamente indagate.

IL CASO FONTANA - Il procuratore di Milano Francesco Greco, ha spiegato che nei prossimi giorni sarà valutata la posizione del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ritenuto "parte offesa" nei tentativi di corruzione. "Oggi non lo abbiamo interrogato, lo sentiremo nei prossimi giorni - ha detto Greco -. Stiamo valutando la posizione anche perché il socio di studio ha poi ottenuto un piccolo incarico in Regione Lombardia e stiamo verificando se questa procedura di gara è regolare". Il governatore lombardo non risulta indagato, la sua posizione "è di parte offesa" essendo l'obiettivo del tentativo di corruzione, non andato a buon fine, da parte del forzista Gioacchino Caianiello, ex coordinatore provinciale varesino, con cui Fontana ha un legame di "lunga data", come sottolinea Greco.

Secondo l'inchiesta milanese, nel marzo 2018 Caianiello avrebbe proposto a Fontana di mettere un suo uomo di fiducia a capo del 'settore Formazione' della Regione in cambio di consulenze da affidare al socio del suo studio legale, il consigliere regionale uscente Luca Marsico che sarebbe così stato risarcito per la mancata rielezione.  Un'ipotesi di scambio che Fontana non denuncia, probabilmente non rendendosi conto della richiesta, ma respinge spiegando a Caianiello di voler esplorare altre possibilità rispetto al futuro di Marsico. Eppure la posizione di Fontana è 'sotto la lente' proprio per quanto riguarda l'incarico affidato successivamente a Marsico in Regione.

LE INDAGINI - Le indagini hanno permesso di fotografare "un flusso costante di relazioni tra imprenditori, pubblici ufficiali (o incaricati di pubblico servizio) e politici attraverso il quale i principali indagati procedono sistematicamente a porre in essere condotte illecite al fine di arricchire la propria potenza economica ed imprenditoriale e di incrementare l'influenza su diversi soggetti pubblici ed enti territoriali, acquisendo - di fatto - il controllo di molti gangli nevralgici attraverso i quali passa il denaro pubblico in alcune province della regione Lombardia ed anche al di fuori di questa" si legge in uno dei passaggi del documento del gip di Milano.

"La rete relazionale avviata, con notevolissima rapidità ed efficienza, da Daniele D'Alfonso è amplissima spaziando dai vertici della Regione Lombardia (Fabio Altitonante, sottosegretario regionale con delega, fra l'altro, al recupero dell'ex area Expo) a quelli di Amsa di cui coinvolge non solo figure dirigenziali (Mauro De Cillis) ma anche 'operative' (Sergio Salerno e Gian Paolo Riva)" si legge ancora. "Il piano del giovane imprenditore è chiaro: sfruttare la campagna elettorale in corso per 'mettere le basi' all'espansione commerciale della sua società. Le sue mire non sono limitate alle gare che sono state monitorate nel corso dell'indagine, ma anche al futuro".

LE ACCUSE A TATARELLA - In tal senso vi è una programmazione a tavolino che comprende "un ventaglio di condotte illecite quanto mai eterogenee, ma la cui commissione è finalizzata al raggiungimento dell'obiettivo: prima bisogna avvicinarsi al mondo politico attraverso le contribuzioni elettorali, poi corrompere i funzionari, realizzando i presupposti per poter manipolare le gare indette ed indicende". Ovviamente, secondo gli inquirenti, D'Alfonso, da solo, non avrebbe mai potuto raggiungere i risultati desiderati "e qui si apprezza la centralità e l'importanza di Pietro Tatarella: è proprio il giovane politico, poi diventato vice-coordinatore regionale di Forza Italia, che aiuta D'Alfonso a muoversi nei paludosi mondi che spesso accompagnano la vita politica".

Tatarella, a sua volta, "in virtù dei suoi rapporti politici, sa chi deve essere finanziato, chi è corruttibile, aiuta e assiste con continuità D'Alfonso, gli suggerisce, se del caso, di prestarsi ad operazioni di 'triangolazione' per erogazioni liberali, quale quella di Luigi Patimo, che si possono rivelare doppiamente vantaggiose". Tatarella, si legge nel documento del gip, "è 'a libro paga" dell'imprenditore Daniele D'Alfonso: "documentalmente è un consulente della società da 5.000 euro al mese", in realtà è "una sorta di 'facilitatore' dell'imprenditore ed, a riprova, si pongono i significativi benefits di cui gode".

"Il piano criminoso D'Alfonso-Tatarella, così come congegnato ed attuato, è un modulo destinato a ripetersi all'infinito o, meglio - si sottolinea - fino a che lo richiederanno le esigenze imprenditoriali del primo". I fatti "sono così numerosi ed eterogenei che è, radicalmente, da escludere che le sorti degli indagati si siano intrecciate per circostanze del tutto fortuite". Vi sono - si legge nel documento - "alcune importantissime conversazioni che, dal lato D'Alfonso e dal lato Tatarella, dimostrano come il progetto sia a largo raggio".

I RAPPORTI CON LA 'NDRANGHETA - L'indagine mostra inoltre "una sinergia tra alcune cosche della 'ndrangheta e alcuni imprenditori. Un fenomeno che è già stato evidenziato in molte altre indagini" ha spiegato il procuratore Greco. Si tratta di due gruppi, uno legato a Milano e uno all'area di Varese, che mostrano legami con la politica e riaccendono un faro sugli "Spaccati di storie già visti da tanti anni e che la società italiana fa fatica a cambiare. Ci sono faccendieri, politici faccendieri, storie che non solo non cambiano ma da una decina di anni c'è un ruolo reattivo con la 'ndrangheta", ha sottolineato Greco.

LA CONFERENZA STAMPA - Dopo gli arresti, il vicepresidente e ministro Luigi Di Maio e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede hanno annunciato per le 17.30 una conferenza stampa presso la sala stampa Camera dei deputati.

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