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Chiesti un anno e un mese per Sala

13 maggio 2019 | 16.12
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Il sindaco di Milano è accusato di falso materiale e ideologico per la retrodatazione di due verbali nel processo sull'appalto della Piastra di Expo. Il pg: "Il reato è documentalmente provato"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Condannare Giuseppe Sala, attuale sindaco di Milano, a un anno e un mese di carcere nel processo sull'appalto della Piastra di Expo. E' la richiesta avanzata dal procuratore generale di Milano Massimo Gaballo, rappresentate dell'accusa nel procedimento che vede il primo cittadino, ex commissario straordinario e amministratore delegato dell'evento del 2015, accusato di falso materiale e ideologico per la retrodatazione di due verbali sulla commissione aggiudicatrice che doveva assegnare l'appalto sull'opera portante dell'Esposizione universale e che, dati i tempi stretti, avrebbe rischiato di mettere in forse, in caso di ritardo, la manifestazione internazionale.

Al centro della vicenda giudiziaria la commissione che doveva assegnare l'appalto per la Piastra, poi vinto dalla ditta Mantovani con un maxi ribasso. Due componenti della commissione nominata il 15 maggio 2012 risultano incompatibili per ricoprire l'incarico. Sala lo avrebbe scoperto dopo che la commissione si era riunita una prima volta il 18 maggio. L'atto di annullamento e il nuovo verbale di nomina dei due sostituti sarebbero stati sottoscritti il 31 maggio. Ma la data riportata in calce è quella del 17 maggio 2012.

Oltre a Sala sono imputati nel processo Angelo Paris l'ex manager deve rispondere di falso, richiesta di un anno e un mese, e di tentato abuso di ufficio, accusa per cui rischia otto mesi. Di tentato abuso d'ufficio risponde anche l'ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita, richiesta di otto mesi, mentre l'ex dg Ilspa Antonio Rognoni accusato di turbativa d’asta rischia due anni di carcere.

Un problema, quello legato alla necessità di nominare dei sostituti, che "Mandò in fibrillazione tutti, come si evince dalle conversazioni intercettate. C'era la forte preoccupazione che "la necessità di sostituire i due componenti potesse essere impugnata rallentando un già drammatico ritardo che poteva mettere in forse l'evento", spiega in aula il pg Gaballo.

Per il rappresentante dell'accusa "dobbiamo ritenere provata al di là di ogni ragionevole dubbio che i triumviri - Sala, Paris e Chiesa (rispettivamente responsabile unico del procedimento e general manager, ndr) - decidono di retrodatare i verbali per rendere inattaccabile la procedura di gara" e scongiurare eventuali impugnazioni. "La manina" che avrebbe retrodatato i verbali sarebbe verosimilmente - a dire dell'accusa - quella di Pier Paolo Perez, ex capo dell'ufficio gare di Infrastrutture Lombarde.

Il sindaco Giuseppe Sala "non è credibile dove tenta di minimizzare il problema" legato alla retrodatazione di due verbali legati alla Piastra di Expo, un illecito che se non commesso - a dire dell'accusa - "poteva far saltare l'evento" internazionale del 2015. E uno dei passaggi della requisitoria del pg. "Il reato" contestato al primo cittadino - aggiunge il rappresentante dell'accusa - "è documentalmente provato".

"E' assolutamente inverosimile che qualcun altro abbia potuto assumere senza l’approvazione di entrambi una decisione così grave, quale quella di retrodatare gli atti incriminati" si legge, inoltre, nella requisitoria. La decisione di retrodatare gli atti per sanare l’incompatibilità era l’"unica modalità per rendere inattaccabile la procedura di gara, scongiurando il rischio di ricorsi giurisdizionali da parte dei concorrenti non vincitori", a dire dell’accusa.

"Alla stregua del non eccessivo disvalore dei fatti, posti in essere al fine di procedere rapidamente per rendere possibile la realizzazione dell’evento, concesse le circostanze attenuanti generiche equivalenti all’aggravante", la pena per entrambi gli imputati può essere determinata "nel minimo edittale" di un anno e un mese di reclusione.

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