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Cancro pancreas, colpire gene 'Jolie' riduce progressione malattia

02 giugno 2019 | 13.45
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Anteprima mondiale all’Asco: nei pazienti con mutazione dei geni Brca e/o Brca2, l'inibitore dell’enzima Parp ha ridotto del 47% il rischio

Immagine d'archivio (FOTOGRAMMA)
Immagine d'archivio (FOTOGRAMMA)

dall'inviato dell’AdnKronos Salute, Francesco Maggi
Per la prima volta nel tumore del pancreas una cura migliora la sopravvivenza, libera da progressione della malattia. Si chiama olaparib, l’inibitore dell’enzima Parp, e nei pazienti con mutazione dei geni Brca e/o Brca2 , i cosiddetti geni 'Jolie' dal nome dell’attrice che ha deciso di operarsi preventivamente, ha ridotto del 47% il rischio di progressione della malattia. A due anni, il 22,1% delle persone trattate con olaparib era libero da progressione di malattia (rispetto al 9,6% con placebo). Sono i dati principali dello studio internazionale di fase III Polo, presentati oggi in seduta plenaria al 55.esimo congresso Asco (American Society of Clinical Oncology) in corso a Chicago e pubblicati sul ‘New England Journal of Medicine’.

Polo è il primo studio randomizzato di fase III “a stabilire un approccio guidato dai biomarcatori nel trattamento della metastasi del cancro del pancreas, e apre le porte a una nuova era di cura personalizzata per questo tumore difficile da trattare ", ha sottolineato l’autore principale dello studio Hedy L. Kindler, professore di Medicina, Università di Chicago Medicine.

Lo studio vede protagonisti per l’Italia Giampaolo Tortora, professore ordinario di Oncologia Medica all’Università Cattolica e direttore del Comprehensive Cancer della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, e Michele Reni, responsabile dell’Area di ricerca sui tumori del pancreas dell'Ospedale San Raffaele Irccs di Milano. Lo studio è iniziato ed è stato in buona parte svolto dal professor Tortora presso l’Università di Verona, dove era ordinario di Oncologia Medica e Direttore della Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Integrata di Verona prima di approdare a Roma all’Università Cattolica e al Gemelli dove la ricerca è stata completata.

Polo è uno studio randomizzato di Fase III con placebo, in doppio cieco in pazienti con adenocarcinoma del pancreas con mutazione nei geni Brca1 e/o Brca2 (gBrcam) sottoposti per almeno 16 settimane a chemioterapia e non hanno avuto una progressione di malattia. “Parte dei pazienti arruolati nello studio - spiega Tortora - ha ricevuto olaparib (compresse da 300 mg/2 ogni giorno) parte placebo, a partire da 4-8 settimane dopo l'ultima dose di chemioterapia, continuando fino a progressione o tossicità inaccettabile”.

Circa il 7,5% dei pazienti con tumore del pancreas hanno queste mutazioni e quindi sono candidabili alla terapia con olaparib. Il farmaco, che si assume per bocca, è già in uso su altri tumori e funziona bloccando l’azione di un enzima che ripara il Dna, la proteina Parp, impedendo così il riparo dei danni provocati al Dna dalla chemioterapia precedente con derivati del platino. Attualmente le persone affette da tumori del pancreas metastatico hanno una sopravvivenza libera da progressione di malattia (Pfs) di soli 6 mesi circa. A oggi non si sono mai dimostrati efficaci trattamenti di mantenimento per migliorare la sopravvivenza di questi malati.

Lo studio Polo si è basato su un precedente recente studio di Fase II, in cui l'aggiunta dell'inibitore di Parp aveva dimostrato un tasso di risposte di quasi il 22% in pazienti con mutazione gBrcam. Polo è stato quindi il primo studio di Fase III che ha valutato l'efficacia del mantenimento con un inibitore di Parp nei tumori del pancreas dopo chemioterapia. Il principale obiettivo dello studio era prolungare la sopravvivenza libera da malattia, valutata da un comitato centrale indipendente dai ricercatori. Sono stati trattati 90 pazienti con olaparib e 61 con placebo.

Lo studio ha dimostrato un incremento significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza nei pazienti con gBrcam che hanno ricevuto olaparib invece del placebo dopo chemioterapia, ottenendo una sopravvivenza media liberi da progressione di malattia di 7,4 contro 3,8 mesi, riducendo quindi del 47% il rischio di progressione dei pazienti trattati. A 2 anni il 22.1% dei pazienti trattati con olaparib era libero da progressione di malattia rispetto al 9.6% di quelli trattati con placebo. La tollerabilità è risultata buona e in linea con quanto atteso sulla base dei trattamenti consueti con olaparib anche in altre malattie così come la valutazione della qualità della vita.

“Polo è quindi il primo studio che nei tumori del pancreas stabilisce un vantaggio nel trattamento con un nuovo farmaco biologico assegnato sulla base di una alterazione genetica-molecolare - sottolinea Tortora - Si stanno inoltre studiando altre alterazioni molecolari presenti in piccoli sottogruppi di pazienti con tumori del pancreas, che potrebbero avere in tempi brevi farmaci specifici”.

“Si apre così, finalmente anche nella lotta contro questo tumore, una strada già percorsa con successo per curare altri tipi di cancro (che colpisce per esempio polmone, mammella, colon, melanoma), in cui i pazienti ricevono terapie in base alle rispettive alterazioni nel profilo genico-molecolare della loro neoplasia”, conclude Tortora.

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