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Eutanasia a 17enne, le reazioni

04 giugno 2019 | 21.19
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(FOTOGRAMMA)
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Il presidente dell'associazione 'Scienza e Vita', che lavora a stretto contatto con la Cei, affronta il caso della ragazza olandese che ha scelto il suicidio assistito dopo aver subito, anni prima, uno stupro, analizzando gli stati depressivi: "Si tratta di un tema di sistema. In quelle legislazioni come l'Olanda in cui si era partiti da idea che davanti a patologie insopportabili si potesse in qualche modo aiutare a morire le persone, oggi ci ritroviamo davanti ad una prospettiva dilagante. Sono circa 7mila i casi in Olanda da quando il suicidio assistito è stato legalizzato: si tratta di una fetta significativa della popolazione".

Dati alla mano rileva Gambino: "Accanto a morti per incidenti, tumori, c'è fetta di morti, circa un 5%, legata all' eutanasia. Una situazione di morte che diventa praticamente normale mentre noi sappiamo che nei Paesi dove non è legalizzata l'eutanasia le richieste eutanasiche sono un numero piuttosto esiguo".

Riflette il presidente di Scienza e Vita: "Gli stati depressivi si curano, diversamente pensare che l'esito sia di potere arrivare a morte artificiale è una grande sconfitta anche per l'umanità. Davanti alla depressione si combatte per trovare una via di uscita. Da un lato c'è la libertà della persona che vuole lasciarsi andare ma dall'altra c'è la situazione che fa leva sulla solidarietà. Invece qui si arma la libertà di chi deve farla finita e, paradossalmente, chi è accanto non può esprimere in pieno la solidarietà".

ASS. COSCIONI - "Prudenza. Ci vuole prudenza. Quanto in un caso di depressione o di un grande disagio psichico la scelta dell'eutanasia o del suicidio assistito è realmente libera? Serve prudenza" ha detto all'AdnKronos Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente dell'Istituto Luca coscioni.

"Auspico che scelte di tipo eutanasico o di suicidio assistito legate a stati depressivi e che quindi coinvolgono la condizione psichica e non esclusivamente fisica, - precisa Farina Coscioni - vengano prese in considerazione nell'ipotesi di un dibattito in Italia: depressione o altre patologie rilevanti potrebbero essere tra quelle annoverabili in scelte tanto drastiche, ma con le dovute cautele, perché la persona in questo caso soffre profondamente, ed è necessario comprendere quanto libera sia nella sua decisione".

"Io ritengo che la malattia mentale o il disagio mentale debbano essere prese in considerazione per una scelta di tipo eutanasico o di suicidio assistito - ha ribadito Farina Coscioni - se si tratta di patologie gravi, di disagi molto forti, ma deve essere confortata da tutte le indagini cliniche che dimostrati tali stati, depressione in questo caso, o altri stati psichici gravi, che sono stati curati. Si deve arrivare quindi a dimostrare che la scelta del malato sia libera a tutti gli effetti. E qui il confine della sofferenza non è chiaro".

"Se una patologia è esclusivamente fisica la sofferenza della persona è per così dire tangibile - ha concluso - se invece è mentale, psichica, da qualsiasi causa derivi, depressione, tossicodipendenza, alcolismo, è difficile effettuare una valutazione reale sulla libertà di scelta.

MINA WELBY - "Una storia triste di estrema solitudine che ci deve insegnare qualcosa". Mina Welby, vedova di Piergiorgio che da anni si batte per il diritto di morire, rimane quasi senza parole, interpellata dall'AdnKronos, di fronte alla vicenda.

"Una storia davvero triste - ripete -. Quando una persona è una ragazza, una bambina ha bisogno di massima attenzione e cura da psicologi, medici. Ma questa ragazza ha chiesto l'eutanasia? Dove erano i genitori? Dispiace sapere di una persona così giovane che decide di farla finita".

La ragazza, giorni fa, aveva scritto anche sui social della decisione di farla finita. "Questi strumenti - dice Mina Welby - sono terribili. In questi casi si dovrebbe aiutare tutta la famiglia. Bisognerebbe fare una terapia di gruppo, penso. E capire fino in fondo che fare per aiutare chi è finito in una depressione tanto grande".

EXIT ITALIA - "Noa Pothoven, che tu sia finalmente felice, ovunque tu sia ora. Questo il mio augurio e il mio rispetto per la tua sofferenza, uniti al mio disprezzo per gli sciacalli che si stanno gettando sul tuo corpo e sulla tua vita" ha detto l’esponente radicale Silvio Viale, ginecologo e responsabile scientifico di 'Exit-Italia' in un lungo post su Fb, nel quale esprime "riconoscenza ai medici prima di tutto come medico".

"Fa notizia lo stupro, fa notizia la tua giovane età, ma hai finalmente coronato il tuo desiderio di porre fine ad una vita ormai orribilmente ed inesorabilmente insopportabile - ha proseguito Viale - diranno che ti hanno uccisa, urleranno allo scandalo ma la verità è che tu eri molto malata, affetta da un grave disturbo da stress post traumatico".

"Nel 2016 avevi chiesto di essere lasciata morire e hai insistito fino a persuadere colleghi di cuore a cui i civili Paesi Bassi concedono questo potere. A loro - ha continuato il ginecologo torinese - la mia riconoscenza, prima di tutto come medico A te il mio più affettuoso pensiero, unito al più grande dispiacere per non essere ancora in grado di potere curare, magari guarire, malattie come la tua".

"Infine, un enorme grazie, per avere reso pubblica la tua storia, facendo capire a tutti coloro che vogliono capire quanto siano gravi e possano essere devastanti le conseguenze dello stupro, quanto possa essere molto grave la depressione e quanto sia importante avere una legge che permetta di porre fine civilmente alla propria vita, se altre soluzioni non sono possibili e se questa è la tua volontà".

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