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Elettrostimolazione nervo vago 'batte' artrite reumatoide

14 giugno 2019 | 16.49
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

L'elettrostimolazione di uno dei nervi che collegano il cervello al corpo, il nervo vago, potrebbe fornire un nuovo approccio terapeutico per i pazienti con artrite reumatoide. Sono i risultati di uno studio pilota presentato oggi all'European Congress of Rheumatology (Eular 2019) di Madrid da un team della Stanford University (Usa).

Il nervo vago è il più lungo e il più complesso delle 12 coppie di nervi cranici che provengono dal cervello. Il nome 'vagus' deriva dalla parola latina per 'vagare': vaga infatti dal cervello verso gli organi del collo, del torace e dell'addome. I recenti progressi nel campo delle neuroscienze e dell'immunologia hanno mappato circuiti nel cervello che regolano le risposte immunitarie. In uno di questi circuiti, chiamato 'riflesso infiammatorio', vengono trasmessi segnali nel nervo vago che inibiscono la produzione di citochine, tra cui il fattore di necrosi tumorale (Tnf), molecola infiammatoria che è un importante bersaglio terapeutico nell'artrite reumatoide. Gli esperti americani hanno voluto verificare se, stimolando l'attività del riflesso infiammatorio, le risposte immunitarie innate possano essere modulate, senza tuttavia abolirle o che sia prodotta una significativa immunosoppressione.

Nello studio pilota è stato impiantato un neurostimolatore miniaturizzato chiamato MicroRegulator in 14 pazienti con artrite reumatoide che avevano fallito almeno due terapie con diversi meccanismi d'azione. I pazienti sono stati randomizzati in tre gruppi: placebo, stimolati una volta al giorno o stimolati 4 volte al giorno per 12 settimane. Alla fine dello studio, i pazienti che hanno ricevuto la stimolazione una volta al giorno hanno mostrato di avere una risposta migliore rispetto a quelli sottoposti a stimolazione 4 volte al giorno, con due terzi che sono arrivate a soddisfare i criteri Eular di risposta positiva o moderata a un trattamento.

"I nostri dati suggeriscono che questo nuovo dispositivo è ben tollerato e riduce i segni e i sintomi dell'artrite reumatoide", conclude Mark Genovese della Stanford University.

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