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"Emergenza obesità, riconoscerla al più presto come malattia"

18 giugno 2019 | 17.16
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"La maggioranza delle persone obese che si rivolge a un medico lo fa solo nel momento in cui accusa i sintomi di malattie correlate quali diabete, ictus, ipertensione o tumori. Quando la situazione assume livelli di criticità tali da far pensare a una patologia, ci si allarma e si chiede l'intervento sanitario. Un meccanismo che non è più ammissibile in un sistema sanitario come quello italiano che non riconosce ancora l’obesità come una malattia altamente invalidante e che rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di malattie non trasmissibili". Così l'Italian Obesity Network, il gruppo scientifico coordinato dall’Adi - Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica, che ogni anno il 10 ottobre organizza in tutta Italia l’Obesity Day, e che nei giorni scorsi ha chiuso il primo Forum nazionale obesità a Matera. Gli esperti chiedono dunque che l'obesità venga riconosciuta come malattia.

"I numeri dell’obesità nel nostro Paese hanno raggiunto livelli preoccupanti, parliamo di circa 5,4 milioni di italiani adulti obesi e oltre 23 milioni in eccesso di peso - dichiara Giuseppe Fatati, presidente Io-Net - Eppure l’Italia non ha ancora un piano strategico per affrontarla: la maggior parte degli interventi politici adottati finora si sono sempre focalizzati sulla dieta, sull’esercizio e sulla prevenzione. I farmaci anti-obesità non vengono rimborsati dal sistema sanitario nazionale e il ricorso alla chirurgia bariatrica è disponibile per gli adulti con Bmi superiore a 40, oppure superiore a 35, ma affetti da una o più patologie legate al sovrappeso, quando gli sforzi precedenti di perdita di peso non sono riusciti".

I tavoli di lavoro del Forum hanno fatto emergere quanto sia necessario rafforzare, quindi, il lavoro tra politica e sanità per tutelare il bene comune, migliorare anche dal punto di vista urbanistico la qualità della vita, rendere omogenei e appropriati gli interventi sanitari su tutto il territorio nazionale e abbattere le barriere del pregiudizio sociale e culturale nei confronti delle persone obese.

"Per affrontare la malattia è necessario investire sulla formazione, sull’ampliamento e sul coordinamento delle organizzazioni sanitarie del Paese affinché vengano offerti ai pazienti cure e trattamenti appropriati e omogenei su tutto il territorio - aggiunge Fatati - Non tutte le strutture sanitarie sono ancora dotate di centri di dietetica e nutrizione clinica, mentre tra quelle esistenti sono rari i casi di reale interdisciplinarità degli ambiti medici. Solo riconoscendo l’obesità come malattia - conclude -possiamo rendere omogenea l’assistenza sanitaria e abbattere le barriere dei sensi di colpa, dei pregiudizi socio-culturali che fino ad oggi hanno guardato al problema solo dal punto di vista estetico e non clinico".

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