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Genova

L'ombra della camorra su ponte Morandi

18 giugno 2019 | 08.29
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Arrestati i vertici di un'impresa nei confronti della quale a maggio era già stata emessa interdittiva ed era stata estromessa da subappalto per demolizione

(Foto Adnkronos)
(Foto Adnkronos)

La Dia di Genova ha eseguito, in Liguria e in Campania, due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Genova, nei confronti dell’amministratore di fatto, ritenuto dagli investigatori "contiguo ad elementi inseriti in organizzazioni camorriste, della Tecnodem S.r.l. di Napoli, società già impegnata nella demolizione del Ponte Morandi, e di una donna considerata prestanome nell’ambito della medesima compagine societaria". Sono altresì in corso, fa sapere la Dia di Genova, perquisizioni con esecuzione di sequestri preventivi.

I provvedimenti hanno origine da un'articolata indagine, diretta e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova e condotta dalla Dia, che aveva già comportato, "sulla base dei primi accertamenti di carattere amministrativo, l’emissione nello scorso mese di maggio - ricorda la Dia - di un’informazione interdittiva a carico della stessa azienda che era stata così estromessa da un subappalto di centomila euro, relativo appunto alla demolizione del Ponte Morandi".

Nei confronti di Ferdinando Varlese e Consiglia Marigliano, destinatari delle due ordinanze di custodia cautelare, sono emersi legami con il clan D'Amico del rione Villa a Napoli. I due, che si trovano rispettivamente uno in carcere e l'altra ai domiciliari, devono rispondere dell'accusa di intestazione fittizia di beni, aggravata dalla finalità di agevolare l'attività della camorra. 

"La ditta è stata esclusa da oltre un mese, non ha nessun effetto sui lavori. Anzi, è la dimostrazione che abbiamo lavorato più che bene", ha detto il sindaco di Genova e commissario straordinario alla ricostruzione del viadotto sul Polcevera, Marco Bucci.

LA RICOSTRUZIONE - L'azienda Tecnodem Srl di Napoli, coinvolta nei lavori di ponte Morandi, era stata estromessa a maggio da un subappalto di centomila euro relativo appunto alla demolizione. Le due ordinanze di custodia cautelare di oggi, eseguite nei confronti dell'amministratore di fatto della ditta Ferdinando Varlese, ritenuto contiguo ad elementi inseriti in organizzazioni camorriste, e Consiglia Marigliano considerata prestanome nella stessa società, nascono da un'indagine diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Genova che nel mese di maggio aveva già portato all'informazione interdittiva a carico della società.Le misure cautelari di oggi, sia personali che patrimoniali, hanno portato anche a perquisizioni con esecuzione di sequestri preventivi.

Secondo quanto spiegato dagli inquirenti Varlese, effettivo amministratore, era già stato condannato per associazione a delinquere in un procedimento nel quale erano coinvolti affiliati al clan "Misso, Mazzarella-Sarno", appartenenti all'organizzazione camorrista 'Nuova Famiglia' e per estorsione tentata in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità 'mafiose' (in un altro procedimento da cui emergevano circostanziati rapporti dell’uomo con il sodalizio camorristico 'D'Amico', cui risulta legato da stretti rapporti di parentela).

Le indagini sono partite sin dall'inizio dei lavori di demolizione del Morandi, parallelamente agli accertamenti amministrativi, consentendo di raccogliere prove sull'operato dei due arrestati di oggi che, agendo in concorso tra loro e previo accordo, per eludere le norme in materia di misure di prevenzione patrimoniali hanno attribuito fittiziamente alla donna la titolarità formale della Tecnodem Srl come unica socia, amministratrice e rappresentante, e mantenendo invece in capo all uomo la titolarità effettiva, integrando così il reato di trasferimento fraudolento di valori.

E' stata contestata dalla Procura Distrettuale di Genova e riconosciuta dal gip la circostanza aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan camorristico 'D'Amico' del Rione Villa di Napoli. Dalle indagini è emerso il disegno studiato dai due che prevedeva quindi la donna come 'cosciente schermo' delle attività dell'uomo. Dopo che la società era stata estromessa dal subappalto inerente i lavori di demolizione del ponte Morandi si era già attivato per formare quanto prima una nuova società composta da congiunti o persone fidate per continuare a proporsi nello stesso settore.

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