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Al 'servizio' delle cosche, arrestati 2 assistenti della penitenziaria

19 giugno 2019 | 09.13
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In servizio presso la Casa Circondariale di Cosenza, sono ritenuti responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa

Immagine d'archivio (Fotogramma)
Immagine d'archivio (Fotogramma)

I carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di due assistenti della Polizia penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale di Cosenza, ritenuti responsabili di "concorso esterno in associazione mafiosa". Le indagini, svolte dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e, in particolare, del Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, e del Sostituto Procuratore, Camillo Falvo, hanno permesso di acquisire come gli stessi, in violazione dei propri doveri e dietro corresponsione di somme di denaro, tratte dalla cosidetta 'bacinella', o di altri benefici di vario genere, avessero posto in essere condotte finalizzate a favorire detenuti presso la Casa Circondariale di Cosenza appartenenti alle cosche di ‘ndrangheta Lanzino/Ruà/Patitucci, Bruni/Zingari e Rango/Zingari.

Dagli accertamenti compiuti è emerso che i due appartenenti alla Polizia penitenziaria si erano permanentemente posti a disposizione delle consorterie garantendo ai detenuti di poter continuare ad avere contatti con l’esterno e, in particolare, con i sodali liberi, veicolando agli stessi messaggi, anche attraverso 'pizzini', per sviare indagini in corso su omicidi o per impartire disposizioni sugli imprenditori destinatari di attività estorsiva, per recuperare somme di denaro dovute per pregresse forniture di stupefacente o, ancora, per far filtrare notizie su reclusi che intendevano avviare percorsi di collaborazione con la giustizia.

Gli approfondimenti condotti, anche sulla base di convergenti dichiarazioni di 9 collaboratori di giustizia, hanno portato alla luce un quadro della vita all’interno dell’istituto penitenziario caratterizzato da una sorta di piena libertà di manovra, specie per i detenuti di maggiore caratura, che potevano riunirsi nelle celle, benché sottoposti a diverso regime carcerario, o ricevere stupefacenti, alcolici, generi alimentari o altri prodotti utili a rendere più confortevole la detenzione o, ancora, non essere sottoposti a perquisizioni o avere preventive informazioni sulle attività di verifica pianificate. Nel medesimo contesto risulta indagato un altro appartenente al Corpo, non raggiunto da provvedimento cautelare poiché nel frattempo andato in quiescenza e, quindi, non più in grado di reiterare le condotte in questione all’interno della Casa Circondariale di Cosenza.

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