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Papa a Casal Bertone: "Città soffre degrado e abbandono"

23 giugno 2019 | 15.31
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La messa nella domenica del Corpus Domini, sul sagrato della chiesa di Santa Maria Consolatrice nel quartiere romano alla periferia della Capitale

Papa Francesco (foto Afp)
Papa Francesco (foto Afp)

Degrado e abbandono. Sono le parole scelte da Papa Francesco per descrivere una realtà di Roma, durante la messa nella domenica del Corpus Domini, sul sagrato della chiesa di Santa Maria Consolatrice nel quartier romano di Casal Bertone, alla estrema periferia della Capitale. Il Pontefice parla della necessità di essere generosi e altruisti, "nella nostra città, affamata di amore e di cura, che soffre di degrado e abbandono, davanti a tanti anziani soli, a famiglie in difficoltà, a giovani che stentano a guadagnarsi il pane e ad alimentare i sogni".

Attenzione a chi grida più forte e con più rabbia, attenzione a chi trasmette arroganza, attenzione a chi disprezza e insulta. Papa Francesco avverte, poi, di stare attenti a non lasciarci contagiare da questi atteggiamenti, che oggi sembrano prevalenti nella nostra società. Per il Pontefice "è triste vedere con quanta facilità oggi si maledice, si disprezza, si insulta. Presi da troppa frenesia, non ci si contiene e si sfoga rabbia su tutto e tutti. Spesso, purtroppo, chi grida di più e più forte, chi è più arrabbiato, sembra avere ragione e raccogliere consenso. Non lasciamoci contagiare dall'arroganza - esorta il Papa - non lasciamoci invadere dall'amarezza. Il popolo di Dio ama la lode, non vive di lamentele; è fatto per le benedizioni, non per le lamentazioni e le maledizioni". "Le parole di bene generano una storia di bene. Benedire fa bene, perché è trasformare la parola in dono. Quando si benedice, non si fa qualcosa per sé, ma per gli altri. Benedire non è dire belle parole, non è usare parole di circostanza; è dire bene, dire con amore". Ricorda il Pontefice: "Quante volte anche noi siamo stati benedetti, in chiesa o nelle nostre case, quante volte abbiamo ricevuto parole che ci hanno fatto bene, o un segno di croce sulla fronte. Siamo diventati benedetti il giorno del Battesimo e alla fine di ogni Messa veniamo benedetti". Il Papa spiega che "l'Eucaristia è una scuola di benedizione. Dio dice bene di noi, suoi figli amati, e così ci incoraggia ad andare avanti. E noi benediciamo Dio nelle nostre assemblee, ritrovando il gusto della lode, che libera e guarisce il cuore. Veniamo a Messa con la certezza di essere benedetti dal Signore e usciamo per benedire a nostra volta, per essere canali di bene nel mondo".

Papa Francesco indica la via: guadagnare non per accumulare ma per condividere. "Nel mondo sempre si cerca di aumentare i guadagni, di far lievitare i fatturati... Sì, ma qual è il fine? È il dare o l'avere? Il condividere o l'accumulare? - si chiede il Pontefice - L'economia del Vangelo moltiplica condividendo, nutre distribuendo, non soddisfa la voracità di pochi, ma dà vita al mondo. Non avere ma dare, è il verbo di Gesù", sottolinea. Infatti, "ciò che abbiamo porta frutto se lo diamo e non importa che sia poco o tanto. E l'amore fa grandi cose con le piccole cose. L'Eucaristia ce lo insegna: lì c'è Dio racchiuso in un pezzetto di pane. Semplice ed essenziale, Pane spezzato e condiviso, l'Eucaristia che riceviamo ci trasmette la mentalità di Dio. E ci porta a dare noi stessi agli altri. E' antidoto contro il 'mi spiace, ma non mi riguarda', contro il 'non ho tempo, non posso, non è affare mio', contro il guardare dall'altra parte".

Questa mattina, durante l'Angelus, aveva detto che "una vera conversione" è quella "dalla logica del ciascuno per sé a quella della condivisione, incominciando da quel poco che la provvidenza ci mette a disposizione".

"L'eucarestia è la sintesi di tutta l’esistenza di Gesù, che è stata un unico atto di amore al Padre e ai fratelli - aggiunge il Papa - La festa del Corpus Domini ci invita ogni anno a rinnovare lo stupore e la gioia per questo dono stupendo del Signore che l’eucaristia: accogliamolo con gratitudine, non in modo passivo e abitudinario. Facciamo la comunione ogni volta come se fosse la nostra prima comunione".

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