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Strage Bologna, parla il figlio del pentito Sparti

28 giugno 2019 | 16.39
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Il padre era il principale accusatore di Mambro e Fioravanti, lui è stato indagato per averne sconfessato le dichiarazioni: "Non credo ci sia la volontà di arrivare alla verità"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Ho testimoniato nel processo a carico di Gilberto Cavallini, dove sicuramente ho trovato un ambiente ostile, a cominciare dal giudice Leone, che per l'atteggiamento che ha tenuto, sembrava più un pubblico ministero. Non mi è sembrato che si volesse davvero arrivare a una verità e quindi non sono sicuro che anche i nuovi sviluppi emersi possano portare a chiarire definitivamente la vicenda". Lo dice all'AdnKronos Stefano Sparti commentando le nuove risultanze emerse da una perizia esplosivistica, che sembrerebbero smentire la matrice fascista della strage avvenuta alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Stefano è il figlio di Massimo Sparti, pentito della banda della Magliana e principale accusatore di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, e ha smentito le dichiarazioni di suo padre dicendo che, nei giorni in cui Massimo aveva dichiarato di aver incontrato Fioravanti per portargli dei documenti falsi, in realtà si trovava con tutta la famiglia al mare a Cura di Vetralla. Dichiarazioni per le quali è stato peraltro anche indagato a Bologna per falsa testimonianza e depistaggio.

"All'epoca dei fatti avevo solo 11 anni è vero, ma in altri processi sono stati ascoltati anche bambini più piccoli - racconta Sparti -. E' strano che nessuno abbia chiesto di ascoltarmi. Ho dovuto essere io ad andare e spesso mi chiedo chi me lo abbia fatto fare, visto che già prima di me non erano state credute mia madre, mia nonna e la tata. Non volevo fare la stessa fine e ho aspettato molti anni prima di fare dichiarazioni, poi alla fine ha vinto la mia voglia, quasi infantile, di verità e il fatto che, avendo un figlio gravemente disabile, sono diventato più sensibile".

"Ricordavo bene ogni giorno che mio padre non era presente perché era molto violento, quando si assentava per me erano momenti gioiosi perché mi sentivo libero di potermi esprimere senza paura delle botte", conclude Sparti, sottolineando quindi "l'attendibilità dei suoi ricordi".

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