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Bellomo

Arrestato ex magistrato Bellomo

09 luglio 2019 | 11.28
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E' ai domiciliari. Le accuse sono di maltrattamenti ed estorsione ai danni di alcune allieve dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura. Tacco 12 e gonna corta, il dress code del magistrato

Bellomo in un'intervista a 'Porta a Porta'
Bellomo in un'intervista a 'Porta a Porta'

I carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Bari hanno eseguito una misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del tribunale del capoluogo pugliese, nei confronti di Francesco Bellomo, ex magistrato del Consiglio di Stato, docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura. Le accuse sono di maltrattamenti ed estorsione ai danni di alcune allieve dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura. Il gip ha invece rigettato la richiesta cautelare del pubblico ministero per quanto riguarda altre due accuse, quelle di minacce e calunnia ai danni dell'attuale premier Giuseppe Conte, all'epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, e di Concetta Plantamura, componente dello stesso organismo e consigliera del Tar Lombardia. Per questi reati Bellomo rimane indagato.

"COMPORTAMENTI SISTEMATICI DI SOPRAFFAZIONE VERSO ALLIEVE" - Secondo gli inquirenti, abusando dell’autorità che gli derivava dal ruolo di docente svolto nei corsi e dell’autorevolezza e del prestigio della sua funzione di magistrato amministrativo del Consiglio di Stato, e utilizzando l’artificio delle borse di studio offerte dalla società per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse (anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale), avrebbe imposto una serie di obblighi e di divieti, tra cui l’obbligo di fedeltà nei confronti del direttore scientifico, il divieto di avviare o mantenere relazioni intime con persone che non raggiungessero un determinato punteggio attribuito secondo l’insindacabile giudizio dello stesso Bellomo.

Comportamenti sistematici di sopraffazione, controllo, denigrazione e intimidazione. E' quanto gli contesta il gip del tribunale di Bari. Secondo gli inquirenti, Bellomo avrebbe instaurato con le borsiste rapporti confidenziali e, in alcuni casi, sentimentali. Nell’ambito di questo tipo di rapporti, "facendo leva sul rispetto degli obblighi assunti, si sarebbe reso responsabile nei loro confronti di comportamenti sistematici di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione offendendone in tal modo il decoro e la dignità personale, limitandone la libertà di autodeterminazione e riducendole in uno stato di prostrazione e soggezione psicologica".

L'ex magistrato è accusato anche di estorsione poiché avrebbe costretto una allieva e borsista a rinunciare all’impiego di co-presentatrice, addetta alla postazione web in programmi televisivi, in quanto incompatibile con l’immagine di aspirante magistrato e di borsista, minacciando di revocarle la borsa di studio in caso di mancata rinuncia.

DIVIETI, DOVERI E DRESS CODE - Nell'ordinanza si legge che tra gli obblighi imposti alle allieve da Bellomo ci sarebbero stati anche "il divieto di avviare o mantenere relazioni intime con soggetti che non raggiungessero un determinato punteggio" attribuito secondo il suo insindacabile giudizio e "il divieto di contrarre matrimonio a pena di decadenza automatica dalla borsa". Tra i doveri "l'obbligo di fedeltà nei confronti del direttore scientifico, l'obbligo di rispettare le direttive dallo stesso impartite, l'obbligo di segretezza sul contenuto delle comunicazioni intercorse con il direttore scientifico, anche nei confronti degli altri borsisti e collaboratori. E poi ancora l'obbligo di “attenersi al dress codesuddiviso in “classico” per gli “eventi burocratici”, “intermedio” per “corsi e convegni” ed “estremo” per “eventi mondani” e di “curare la propria immagine anche dal punto di vista dinamico (gesti, conversazione, movimenti), onde assicurare il più possibile l’armonia, l’eleganza e la superiore trasgressività” al fine di pubblicizzare l’immagine della scuola e della società”. Nell'ordinanza è scritto poi che bastava che il comportamento delle allieve non corrispondesse ai desiderata di Bellomo per fare in modo che lui le umiliasse, offendesse e denigrasse, "anche attraverso la pubblicazione sulla rivista on line della scuola delle loro vicende personali, e minacciandole di ritorsioni sul piano personale e professionale".

In concorso con un'altra persona, inoltre, Bellomo avrebbe contribuito a selezionare le aspiranti borsiste e a sottoporle ai colloqui per l’assegnazione della borsa di studio sottoponendo loro il 'test del fidanzato sfigato'.

GLI SMS - Compaiono anche alcuni sms nell'ordinanza. "....Preferisco non parlarti. Direi cose molto pesanti e, purtroppo, vere. Rifletterò sul da farsi e ti farò sapere. Gli altri non ti stimano, né fisicamente né moralmente. Ti ho difeso, ti ho trattato da regina. Ma non è servito". E ancora: "Ho detto cosa ti accadrà. Ti sei rovinata vita e carriera. Esegui ciò che ho detto e trovati un buon avvocato per il procedimento disciplinare. Elimina le mie foto da fb" i testi di alcuni messaggi inviati a una ricercatrice con la quale l'ex magistrato avrebbe avuto una relazione. E poi: “…Questo significa avere a fianco un animale. Perché tu sei così…Gli animali non conoscono dispiacere…è l’ennesima riprova del tuo Dna malato…Agisci come un selvaggio, ignorando le regole…”.

LA BORSISTA RIBELLE - Una campagna denigratoria nei confronti della borsista che aveva interrotto qualsiasi contatto e che aveva cambiare numero di telefono e indirizzo e mail a seguito di minacce ripetute, messa in atto attraverso la pubblicazione su una rivista on line di settore di una rubrica che raccoglieva tutti gli articoli relativi alla ragazza (una trentina) nei quali si raccontavano aspetti della sua vita privata. Inoltre sulla stessa rivista venivano pubblicate e commentate fotografie relative a momenti della vita privata della vittima (attraverso la consultazione di social network anche da parte di altri corsisti espressamente coinvolti nella raccolta di qualsiasi informazione che potesse riguardarla) e veniva addirittura indetto un concorso tra i corsisti-lettori della rivista, promettendo dei premi (iscrizione gratuita al corso dell’anno successivo e messa a disposizione dei cd segreti industriali con riferimento alle imminenti prove scritte del concorso in magistratura) a chi avesse fornito la migliore spiegazione dei comportamenti della vittima alla luce delle teorie del direttore scientifico.

Queste le azioni che avrebbe escogitato e realizzato, secondo l'accusa della Procura della Repubblica di Bari, Francesco Bellomo da titolare di una società che organizzava corsi per la preparazione al concorso per l'ingresso in magistratura a Bari, Milano e Roma e pubblicava una rivista on line 'Diritto e Scienza'. Anche questa presunta vittima di Bellomo, avrebbe intrattenuto una relazione con l'ex giudice. I fatti contestati si riferiscono a un periodo che va da gennaio a novembre 2016. Pas

"COSTRETTA A LASCIARE IL LAVORO IN TV" - Bellomo avrebbe inoltre costretto una allieva e borsista di un corso per l'esame in magistratura (anno 2011/2012) a rinunciare all’impiego di co-presentatrice addetta alla postazione web nei programmi in onda su una emittente televisiva barese, in quanto incompatibile con l’immagine "di aspirante magistrato e di borsista, minacciando di revocarle altrimenti la borsa di studio".

In questo modo si sarebbe procurato un profitto, e segnatamente il rispetto dei cosiddetti "doveri della borsista" ed in particolare dell’obbligo "di conformare comportamenti ed immagine esteriore a determinati standard da lui insindacabilmente stabiliti sì da poter adeguatamente rappresentare l’immagine della scuola e sponsorizzare la stessa ed il metodo applicato, ingiusto, perché riguardante aspetti della vita privata e della personalità del tutto avulsi alla formazione giuridica ed espressione del diritto alla autodeterminazione e alla identità personale”. La borsista avrebbe riportato un danno consistente nella perdita del corrispettivo pattuito per le prestazioni lavorative cui ha dovuto rinunciare, pari a 700 euro mensili.

Questa attività televisiva che peraltro con regolare contratto la impegnava per sole due volte alla settimana, era giudicata "incompatibile con l’immagine di borsista della società". Per questo motivo Bellomo le avrebbe ordinato di interrompere il rapporto di lavoro, "vedendosi altrimenti costretto a revocarle la borsa di studio". Per altre quattro allieve il reato ipotizzato a carico di Bellomo è quello di maltrattamenti in concorso con Davide Nalin. Tutte e quattro avrebbero avuto una relazione sentimentale con il direttore scientifico dei corsi. Secondo l’accusa avrebbe messo in atto “sistematiche condotte di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione consistite nel controllarne, anche nel timore che intrattenessero relazioni personali con altri uomini, le attività quotidiane, le relazioni personali e in genere le frequentazioni (anche attraverso il monitoraggio dei social network, imponendo la cancellazione di amicizie, di fotografie pubblicate, ecc qualora non corrispondessero, a suo insindacabile giudizio, ai canoni di comportamento da lui imposti), nel limitarne la libertà di autodeterminazione”.

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