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Caos procure, Csm sospende Palamara

12 luglio 2019 | 10.47
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Sospensione dalle funzioni e dallo stipendio per il pm romano, indagato per corruzione nel caso Procure: "Continuerò a difendermi nel processo". Csm: "Fatti contestati oggettivamente gravi"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Sospensione dalle funzioni e dallo stipendio per il pm romano Luca Palamara, indagato per corruzione a Perugia. Lo ha deciso il collegio disciplinare del Csm, accogliendo la richiesta del procuratore generale Riccardo Fuzio, finito anche lui nella bufera e indagato per rivelazione di segreto proprio a Palamara, al quale gli avrebbe riferito dell’indagine a suo carico".
"Continuerò a difendermi nel processo", ha commentato Palamara dopo la sospensione. "Impugneremo la decisione e faremo ricorso in Cassazione", ha annunciato i difensori del pm romano, Benedetto Marzocchi Buratti e Roberto Rampioni. 

Secondo quanto si legge nell'ordinanza con la quale la Sezione Disciplinare del Csm ha sospeso il pm, "i fatti contestati appaiono oggettivamente ed incontrovertibilmente gravi e tali da rendere incompatibile con gli stessi l’esercizio delle funzioni perché idonei a compromettere irrimediabilmente, allo stato degli atti, la credibilità del magistrato, anche sotto il profilo dell’imparzialità e dell’equilibrio". Accolta la linea dell'accusa, dunque, mentre viene respinta la richiesta fatta dall’ex presidente dell’Anm per il trasferimento al tribunale dell’Aquila. "Si impone conseguentemente l’adozione di un provvedimento che impedisca al magistrato incolpato, allo stato, di esercitare in qualunque sede l’attività giurisdizionale, con ciò escludendosi la possibilità dell’adozione di una misura (trasferimento provvisorio) manifestamente inadatta alla soddisfazione delle esigenze cautelari evidenziate", scrive il collegio disciplinare del Csm.

"In definitiva, quindi, sussistono gravi elementi di fondatezza dell’azione disciplinare che, in presenza del ‘periculum in mora’, fondano la richiesta di provvedere alla sospensione cautelare dalle funzioni e dallo stipendio ed al collocamento fuori dal ruolo organico della magistratura di Luca Palamara, fermo il riconoscimento allo stesso (…) di un assegno alimentare".

Le intercettazioni fra Palamara e i parlamentari Cosimo Ferri e Luca Lotti sono state captate in modo casuale e quindi possono essere utilizzate, spiega ancora la Sezione Disciplinare nell’ordinanza. "Nel caso di specie osserva il Collegio che le intercettazioni rilevanti per il presente procedimento devono senz’altro essere reputate casuali, non potendosene certamente predicare la natura diretta né, più semplicemente, indiretta". "Trattandosi di intercettazioni casuali - si legge - nessun dubbio può sorgere intorno alla circostanza che esse siano liberamente utilizzabili, in confronti dei terzi per i quali si procede (Palamara, ndr.), a prescindere della mancanza di autorizzazione (anche ex post) della Camera di appartenenza del parlamentare".

Secondo il Csm, inoltre, da Palamara emerge un "interesse a determinare una ordinata sequenza di ‘liberazione’ e ‘occupazione’ di svariati Uffici giudiziari, come in una sorta di ‘risiko giudiziario’, con la prospettazione condivisa di un programmato effetto domino". Il Collegio sottolinea in particolare la "ripetuta concertazione, con soggetti diversi, taluno anche imputato e perseguito da una delle Procure oggetto di attenzione (Luca Lotti nell’inchiesta Consip, ndr.), di azioni ritenute necessarie o utili per la collocazione di determinati magistrati a specifici uffici giudiziari, non indifferenti rispetto a all’incolpato e a taluno degli interlocutori, perché individuati specialmente in relazione a interessi personali variamente articolati", si legge nell’ordinanza.

La Sezione disciplinare del Csm in dettaglio cita: "L’interesse (di Palamara, ndr.) alla propria collocazione personale come procuratore aggiunto a Roma; interesse alla individuazione di un Procuratore della Repubblica di Roma ritenuto (senza che interessi, qui, se a torto o a ragione) sensibile a vicende personali dell’interessato e di alcuni suoi interlocutori; interesse analogo quanto alla individuazione del Procuratore della Repubblica di Perugia; (…) interesse a screditare taluni magistrati (validamente) concorrenti per quegli Uffici, a vantaggio di altri, al fine di consentire la realizzazione dei propri obiettivi programmati".

Quella fra il pm romano e l’imprenditore Fabrizio Centofanti per la Sezione Disciplinare era una "relazione pericolosa". Palamara è infatti accusato di aver messo le sue funzioni di magistrato a disposizione dell’imprenditore e suo amico in cambio di viaggi e regali. "Si profila un quadro composito, dal quale emerge con più che ragionevole grado di attendibilità la possibilità di ascrivere all’incolpato una pluralità di condotte disciplinarmente rilevanti, anche di notevole gravità" si legge nell’ordinanza. Infatti, "Palamara ha avuto frequenti contatti con Centofanti, nel contesto di una relazione che – in ragione del significativo coinvolgimento di quest’ultimo in vicende di rilevanza penale – appariva già in sé poco opportuna" sottolinea la Disciplinare di palazzo dei Marescialli.

"Si trattava in sostanza, come esattamente evidenziato dalla P.G., di una ‘relazione per così dire pericolosa, ancora più per chi svolgeva e svolge la funzione di sostituto procuratore a Roma ed era (per parte dei rapporti) componente del Csm". Fatto, questo, sottolinea il collegio, di cui Palamara era a conoscenza, tanto è vero che parlando con il collega Spina, gli riferisce una conversazione con il collega Stefano Fava il quale lo avvertiva e gli diceva "ma questo Centofanti è pericoloso, lo devi lasciar perdere".

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