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"Al Nord operazioni finanziarie sospette"

19 luglio 2019 | 09.13
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Relazione Dia sul secondo semestre 2018: investimenti nelle aree più produttive effettuati attraverso prestanome

(IPA/Fotogramma)
(IPA/Fotogramma)

"La mappa, in termini percentuali, delle operazioni finanziarie sospette che nel 2018 sono risultate di 'interesse istituzionale' per la Dia - di diretta attinenza alla criminalità mafiosa e riferibili a 'reati spia' - evidenzia che "su un totale di 103.576 operazioni, il 46,3 per cento (47.909 operazioni) sono state realizzate nelle regioni del Nord, il 33,8 per cento (35.034) al Sud e il 18,7 per cento (19.396) nelle Regioni del Centro Italia". E' quanto evidenzia la Relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre del 2018.

Alla luce di questi dati, "è evidente come in questo caso siano le Regioni del Nord a prevalere - scrive la Dia - le ragioni di questo sbilanciamento vanno rintracciate innanzitutto nel fatto che gli investimenti effettuati dalle mafie nelle aree più produttive del Paese vengono realizzati, nella maggior parte dei casi, attraverso dei prestanome. Gli indicatori di anomalia che emergono dalle operazioni finanziarie sospette tracciano, infatti, il profilo di soggetti, spesso imprenditori in difficoltà finanziaria, che per acquisire maggiore competitività si mettono a servizio delle organizzazioni mafiose".

"Non va infine trascurata la circostanza che - si rileva ancora - in molte realtà del Sud Italia operano istituti di credito di piccole dimensioni, in alcuni casi addirittura mono-sportello, verso i quali i mafiosi potrebbero esercitare una pressione tale, da rendere difficoltosa per l’operatore della banca l’effettuazione di una segnalazione di operazione sospetta".

ATTIVITA' - E ancora, sequestri e confische eseguiti dalla Direzione investigativa antimafia sono aumentati nel 2018, rispetto al 2017, rispettivamente di oltre il 400% e di oltre il 1000%, si legge sempre nella Relazione. Si tratta, rileva la Dia, di un "importante riscontro" al "processo di qualificazione delle investigazioni patrimoniali". Si tratta di "risultati importanti che, sommati a quelli conseguiti dal 1992, hanno permesso alla Dia di sequestrare patrimoni per oltre 24 miliardi di euro e di confiscarne per oltre 11 miliardi di euro, con più di 10.500 persone arrestate".

MAFIA NIGERIANA - Tra gli altri dati, quello sulla criminalità organizzata nigeriana che in Italia ha preso piede dal Nord al Sud, al punto tale che "in molti casi ha addirittura impressionato gli stessi mafiosi italiani" rileva la Dia. "Si tratta di gruppi - si legge nella relazione - che nel tempo sono stati in grado di avviare importanti sinergie criminali con le organizzazioni mafiose autoctone, ma di diventare essi stessi associazioni di tipo mafioso perseguibili ai sensi dell'art. 416 bis c.p.".

DIFFUSIONE - In sostanza, spiega la Dia, "ci si trova davanti ad una mafia, tribale e spietata, difficile da decifrare nelle dinamiche interne, che dal nord Italia si è progressivamente diffusa su tutto il territorio nazionale, fino in Sicilia, dove ha trovato un proprio spazio, anche con il sostanziale placet di Cosa Nostra".

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