Guglielmo Mollicone sulla richiesta di rinvio a giudizio per cinque persone, fra cui il maresciallo Mottola: "Sempre sostenuto che l'omicidio è avvenuto in caserma"
di Sara Di Sciullo
"Sono 18 anni che Serena è stata uccisa, è giusto finalmente sapere la verità. Sono fiducioso che, a questo punto, la verità verrà fuori totalmente e chi ha sbagliato deve pagare". Così Guglielmo Mollicone, padre di Serena, uccisa nel 2001 ad Arce (Frosinone), commenta all'Adnkronos la notizia che la procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone, fra cui il maresciallo Mottola e il figlio Marco, al termine delle indagini sulla morte della ragazza.
Secondo la procura Serena fu uccisa in caserma: "Io fin dall'inizio ho sempre sostenuto questa tesi - sottolinea il papà della ragazza -. Con indagini ben fatte è stato constatato che è successo quello che io, già allora, sostenevo. Serena non aveva nemici, né io avevo nemici così crudeli da ucciderla". Guglielmo Mollicone ribadisce la tesi che sostiene da tempo, ossia che "Serena era andata in caserma per denunciare un giro di droga". Il papà ricorda che la figlia "è stata massacrata" e dai suoi resti "manca addirittura l'organo genitale e una parte della fronte".