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Scienza & Vita: Distinguere suicidio assistito da eutanasia ma resti reato"

30 luglio 2019 | 15.23
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Il presidente Gambino: "Bene il Comitato di Bioetica su distinzione ma evitare che si scivoli nel fine vita accelerato"

(Fotogramma)
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di Enzo Bonaiuto

"Bene la d istinzione fra suicidio assistito ed eutanasia, ma anche per il primo vanno mantenuti gli aspetti penali, per evitare che si scivoli velocemente nella seconda. Non a caso, nella Ue solo tre Paesi lo prevedono (Olanda, Belgio, Lussemburgo; e in Europa anche la Svizzera), tutti gli altri lo vietano". E' la posizione che Scienza & Vita - l'associazione cattolica di bioetica in comunione con la Cei e dunque espressione della Chiesa italiana - chiarisce all'AdnKronos con l'intervista al suo presidente Antonio Gambino, dopo la votazione - con 13 voti favorevoli a un'apertura, 11 contrari e 2 'distinguo' - con la quale il Cnb, Comitato nazionale di Bioetica, si è espresso in merito al tema del suicidio assistito, già sollevato anche presso la Corte Costituzionale.

"Se prima non si implementassero correttamente le cure palliative ma si entrasse subito nel suicidio assistito, si interromperebbero tutti gli investimenti nel trattamento legato alla palliazione, che purtroppo in Italia non è ancora a regime; e si arriverebbe alla strada facile, anche per i conti sanitari, del suicidio assistito - avverte Gambino - Anche la sedazione profonda può avvenire in casi di sofferenze intollerabili per le quali le cure palliative si dimostrano inefficaci; ma non con l'obiettivo di far morire il malato ma soltanto di addormentarlo".

La posizione di Scienza & Vita, ribadisce il suo presidente, è che "oggi sarebbe a dir poco devastante l'ingresso nel nostro sistema sanitario, che è assistenziale e solidaristico dal punto di vista economico, di un trattamento legato alla somministrazione di un farmaco letale: si andrebbe a capovolgere il principio di solidarietà su cui la nostra sanità è fondata".

Se si apre questa possibilità, per Antonio Gambino "il rischio serio è che ci si diriga verso la strada del fine vita accelerato, specie per chi è più fragile, in situazioni di solitudine o in condizioni economiche precarie. Il che, ovviamente, non vuol dire praticare un accanimento terapeutico su cui siamo fortemente contrari".

Ma, ribadisce il presidente di Scienza & Vita, "il suicidio assistito non va depenalizzato, deve restare reato, al di là della giusta attenuazione della pena prevista, per la sua particolare fattispecie giuridica e valore morale che non lo rende assimilabile ed equiparabile al classico omicidio".

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