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Corinaldo, la banda dello spray all'interrogatorio

06 agosto 2019 | 16.14
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Il figlio del boss, Ugo di Puorto, sceglie il silenzio. Chianese, avvocato di Amouiyah: "Potrebbe essere 'morte causata da fatto non voluto'".

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

I componenti della banda dello spray, accusati della strage di Corinaldo (Ancona), si sono divisi dinanzi al gip per gli interrogatori di garanzia celebrati nelle carceri tra Ravenna e Modena. Il diciannovenne Ugo Di Puorto, alla presenza del suo avvocato Francesco Rossi, ha preferito il silenzio. E' considerato la figura centrale della banda. Potrebbe essere suo il dna ritrovato su una delle bombolette al peperoncino. E' figlio del boss Sigismondo Di Puorto, detto Sergio, 48 anni, di San Cipriano di Aversa (Caserta), detenuto per due condanne per associazione camorristica ed estorsione con collegamenti con il clan dei Casalesi gruppo Schiavone.

Non ha parlato neppure Badr Amouiyah, 19 anni, difeso dall'avvocato Pietro Chianese che all’Adnkronos  spiega: "Prepariamo già il riesame, per il mio cliente contesterò l'elemento associativo anche se questa vicenda giudiziaria è complessa. A mio avviso si deve valutare una serie di cose. Il reato da contestare potrebbe anche non essere l'omicidio preterintenzionale, che per ora rimane il reato più grave. Potrebbe profilarsi anche un 586 codice penale. Una morte causata da un fatto non voluto. Ma sono cose che si devono valutare ancora. E' ancora presto per dirlo. Da tener presente che in questa vicenda c'è pure un'altra inchiesta in atto, che vede coinvolte altre persone sui problemi legati alla mancata sicurezza in quella discoteca".     

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