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La sorella di Giuseppe Uva a giudizio per diffamazione

20 agosto 2019 | 14.53
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Nuovo rinvio a giudizio per Lucia, sorella di Giuseppe, morto la mattina del 15 giugno del 2008 dopo la notte passata in caserma: "Mise alla gogna un poliziotto"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Silvia Mancinelli

Nuovo rinvio a giudizio per diffamazione a carico di Lucia Uva. A portarla alla sbarra è Luigi Empirio, il poliziotto brindisino bersagliato dagli "haters" con offese e minacce di morte dopo la vendetta social della sorella di Giuseppe Uva, morto la mattina del 15 giugno del 2008 dopo la notte passata in caserma. L'agente, assolto anche in Cassazione insieme agli altri sette imputati tra poliziotti e carabinieri, venne "messo alla gogna", scrive il procuratore di Varese nel decreto di citazione a giudizio, con una sua foto a petto nudo in palestra condivisa sulla propria pagina facebook da Lucia Uva, come era già toccato al carabiniere Francesco Tedesco con Ilaria Cucchi.

La sorella dell'operaio di Varese siederà nuovamente davanti a un giudice per l'udienza del prossimo 4 maggio 2020 insieme ad altri 18 imputati per accuse che vanno dalla diffamazione alle minacce. "Comunicando con più persone, utilizzando la bacheca pubblica del proprio profilo del social network denominato Facebook - si legge nel decreto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Varese - offendeva la reputazione della persona offesa Empirio Luigi carpendone l'immagine fotografica dal profilo del medesimo social network di quest'ultimo per poi postarlo e condividerlo pubblicamente nella rete".

A corredo della foto a torso nudo dell'agente, Lucia Uva scrisse: "Questo si chiama Luigi Empirio, era il poliziotto che a notte del 14 giugno 2008 era presente nella caserma quando hanno preso Giuseppe. Ha un profilo Facebook, io che colpa ne ho se come Ilaria Cucchi voglio farmi del male per vedere in faccia chi ha passato gli ultimi attimi di vita di mio fratello - era il commento - Questo soggetto a Giuseppe lo conosceva molto bene... mettetevi bene in testa che noi vittime dello Stato vogliamo solo la verità e non ci fermeremo fin quando i colpevoli non verranno fuori".

"La foto e il commento pubblicato offendevano pubblicamente la reputazione della persona offesa Empirio Luigi - scrive nel decreto il procuratore della Repubblica Massimo Politi - attribuendogli indirettamente di aver assistito agli ultimi attimi di vita del fratello dell'indagata, lasciando intendere che vi fosse un nesso di casualità fra la presenza dello stesso Empirio Luigi e la morte del fratello, a causa della quale Empirio è stato coimputato, insieme ad altri appartenenti alla Polizia di Stato e all'Arma dei carabinieri, in un procedimento che l'ha visto assolto". E ancora: "La citata pubblicazione esponeva la persona offesa a una sorta di 'gogna mediatica', poiché dava modo a chiunque, nella rete web, di visualizzare l'immagine e inserire commenti a loro volta diffamatori e minacciosi".

Tra i più gravi quelli degli imputati nel procedimento: "A questo bisogna andargli ad ammazzare il figlio" e "Adesso conosciamo la tua schifosa faccia infame stai attento, sei un pericolo per te e la tua famiglia auguri". e ancora: "Appeso a testa in giù", "Il carcere per certa gente è poco, metteteli in mezzo alla popolazione che ci pensiamo noi, assassini infami uomini di merda". Gravissimi anche i commenti "Guarda in faccia la morte" e "Uomo di merda... portami tuo figlio animale", "Sbirro infame, l'unico sbirro buono è quello morto".

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