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"Fate vedere il padre a Lucano", l'appello di Cuffaro

22 agosto 2019 | 13.59
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Intervista all'ex governatore al quale fu vietato di partecipare alle esequie del genitore

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Elvira Terranova

"E' semplicemente crudele non permettere a Mimmo Lucano di non potere vedere il padre, e potere essere testimone dei suoi ultimi giorni. Mi appello alla giustizia affinché permettano all'ex sindaco di Riace di potere tornare a casa. Io so quello che si prova. E porto ancora dentro il dolore e l'atroce sofferenza per questo. Ho appreso della morte di mio padre solo dopo due giorni e il giudice non mi permise neppure di andare al suo funerale. Mi chiedo ancora il perché. Sono sofferenze che non si cancellano". Così all'Adnkronos Salvatore Cuffaro, l'ex Governatore siciliano, che ha scontato in carcere una pena a 7 anni per mafia e a cui fu persino vietato di andare al funerale del proprio padre, si schiera "senza alcun dubbio" al fianco di Mimmo Lucano, l'ex sindaco di Riace che dall'ottobre scorso ha il divieto di dimora nel suo comune per l'inchiesta sull'immigrazione che lo vede indagato.

Dal 4 ottobre 2018, infatti, dopo la richiesta della Procura della Repubblica del Tribunale di Locri, l’ex sindaco di Riace è sottoposto a misure cautelari restrittive della libertà personale, agli arresti domiciliari prima ed al divieto di dimora nel comune di Riace poi. Misure che non sono più plausibili, secondo il Comitato 11 Giugno che ha raccolto decine di migliaia di firme da inviare al Capo dello Stato Sergio Mattarella.

"Ci sono cose che davvero non si capiscono - dice ancora Cuffaro in una intervista all'Adnkronos - e che devono fare riflettere le persone. E' una cosa molto triste e molto dolorosa, e lo dico per esperienza personale. Dico che lascia il segno nell'animo per tutta la vita. Un segno di sofferenza e forse anche di rimorso. Penso che un paese di grandi diritti civili come il nostro queste cose non le dovrebbe fare". E aggiunge: "Non dovrebbe succedere a nessuno, nessuno di quelli che stanno scontando una pena e ancora meno a chi non ha ancora subito neppure una condanna. E' una vicenda tutta da riflettere. Lucano non è un pericoloso mafioso o un criminale, potrebbe anche essere assolto. E in quel caso chi lo ripaga di tutto questo?...".

Nel 2014 Salvatore Cuffaro, quando era ancora detenuto, non ebbe il permesso del giudice di sorveglianza per vedere l'anziana madre, che oggi ha 96 anni. La donna soffre di demenza senile. E quella volta il magistrato di sorveglianza Valeria Tomassini ricordò il carattere di eccezionalità del permesso richiesto da Cuffaro, elencando le patologie della madre del detenuto certificate dalla Asl, tra cui la demenza senile, e sottolineò che la signora non era moribonda. Non solo. "Il deterioramento cognitivo evidenziato svuota senz'altro di significato il richiesto colloquio poiché sarebbe comunque pregiudicato un soddisfacente momento di condivisione". In altre parole, inutile andare perché la donna soffriva di demenza senile.

"Faccio un appello per Lucano - dice oggi Cuffaro, che fa l'agricoltore e il volontario in Africa - Mi auguro che i giudici cambino idea su Lucano. Non c'è niente di peggio di un rimorso e una sofferenza che dureranno per sempre. Non vorrei che se dovesse essere assolto da tutto poi si debba anche aggiungere questa altra barbarie di non avergli fatto vedere il padre".

"E lo dico con grande dolore - dice - Perché ho saputo di mio padre morto solo dopo 48 ore. E' un dolore immenso, e non avermi fatto partecipare al dolore del suo funerale è stato atroce. Mi chiedo ancora perché non mi abbiano fatto partecipare alle sue esequie". Salvatore Cuffaro non era infatti presente al funerale del padre nel 2013 a Raffadali (Agrigento). L’ex presidente della Regione, che era detenuto nel carcere di Rebibbia dopo la condanna per favoreggiamento aggravato di Cosa nostra, non aveva ricevuto il permesso dal giudice del tribunale di Sorveglianza.​

La cerimonia funebre era stata celebrata presso la Chiesa Madre del paese. Ma l'assenza dell’ex governatore era stata parzialmente colmata attraverso una lettera scritta di suo pugno e letta dal fratello, Silvio Cuffaro. La lettera era datata 3 dicembre, cioè prima della morte del padre, avvenuta il 31 dicembre 2012, a conferma da un lato delle note condizioni di salute dell’ora defunto e dall’altro della consapevolezza di Totò Cuffaro della difficoltà a essere presente a un tale evento. Poi l'ex governatore, solo per la tumulazione, ebbe il permesso di andare a Raffadali. “Mi scriveva che mi avrebbe fatto uscire dal carcere. Anche se per un solo giorno c’è riuscito. Credo di dovergli almeno quest’ultimo ringraziamento, questo dono”, aveva detto tra le lacrime. E oggi ricorda quei momenti con emozione. "Non fate passare a Lucano quello che ho passato io...".

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