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Colpi d'arma da fuoco e minacce dopo lite su Facebook

26 agosto 2019 | 19.57
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E' successo a Licata. Arrestati i tre, un padre e i due figli, che hanno aggredito anche i militari

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Elvira Terranova

Colpi di arma da fuoco, pietre lanciate contro la finestra, pesanti minacce, aggressioni, il tutto per alcune frasi scritte su Facebook e che stavano sfociando in tragedia. Una vera e propria faida tra due famiglie di Licata nell'agrigentino, finita con l'arresto di tre persone, un padre con i due figli ventenni. Oggi il gip del Tribunale di Agrigento ha convalidato i tre arresti con parole durissime nei confronti dei tre arrestati, accusati di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. In carcere sono finiti Pietro Angelo Lauria di 58 anni e i due figli Jason di 24 anni e Nicolò di 27 anni. Tutto nasce da una lite nata su Facebook per le parole scritte da un componente della famiglia 'avversaria' dei Lauria. Un'onta, a parere dei Lauria, da lavare con colpi di arma da fuoco e una sassaiola nei confronti dell'abitazione dei Serravalle. E' stato il capofamiglia a presentare denuncia dai Carabinieri, che da quel momento hanno dovuto affrontare una situazione "di disordine pubblico molto grave", con un'aggressione persino nei confronti dei militari, sia durante le perquisizioni in casa che in caserma.

Nei locali della caserma di Licata, dove i tre sono stati condotti per l'identificazione, hanno avuto un "atteggiamento violento ed esagitato" che di fatto "ha impedito il normale svolgimento del servizio", come scrive il gip nella ordinanza. In particolare Nicolò Lauria ha scavalcato i gradini dell'ingresso della caserma e i militari cercando di contenerlo sono stati aggrediti con violenza. "Tu non filmare - gli ha intimato Lauria - leva stu cellulare che stu spaccu (non filmare, togli questo cellulare che te lo spacco ndr"). Poi i tre hanno provato ad allontanarsi della caserma, in particolare Nicolò Lauria ha provato a scavalcare il cancello della caserma. Stessa scena a casa dei tre, dove i Lauria hanno nuovamente minacciato e aggredito i militari.

Riavvolgendo il nastro, tutto ha inizio due giorni prima quando la vittima, che ha presentato la denuncia, è stata avvicinato dai Lauria con fare minaccioso mentre è in compagnia della sua famiglia, tra cui due bimbe di due e tre anni. "Tu sei un morto che cammina", gli dicono. E ancora; "Stasera vedrai". E "Ti sei permesso di metterti in bocca il nome di mia moglie e quindi entro stasera morirai tu e tutta la tua famiglia". Poi ha aperto lo sportello della macchina trascinando fuori il figlio e la bimba caduta a terra. Jason Lauria impugnando una mazza da baseball si è avvicinato a Serravale e con fare minaccioso gli ha poggiato la mazza sul viso dicendogli 'Oggi morirete tutti'. Nel frattempo sono sopravvenuti gli altri Lauria, "Pietro che impugnava un coltello" e "Alex che aveva un bastone e una pietra" mentre la moglie aveva in mano "un bastone, come scrive il gip. Non solo, i Lauria hanno provato anche ad investire i componenti dell'altra famiglia. Poi si sono recati sotto l'abitazione della famiglia lanciando pietre sul balcone, "bottiglie di vetro e pezzi di ferro" colpendo alla testa la moglie: "Ti dobbiamo ammazzare - hanno gridato - a te e tuo figlio", abbassando i pantaloni mostrando il pene.

E ancora: "Ti ammazziamo, non abbiamo paura della galera, la cosa non può finire in questo modo". Tra la altre frasi riportate dal gip nella ordinanza spiccano ancora: "Uno lo dobbiamo ammazzare", "Noi abbiamo le pistole nascoste e voi non avete le capacità di trovarle, potete scavare con i furetti, ma tanto non le trovate. E appena ve ne andate ne metto una in bocca a S. e faccio bum. Vi sparo io, tanto sono malato e a me non possono fare nulla". Poi rivolto ancora alla famiglia 'avversaria': "Se li vedo gli sparo, se devono fare la spesa la devono fare scappando". "Non abbiamo paura della galera, la cosa non può finire in questo modo". "Gli abbiamo sparato e non abbiamo paura di rifarlo". Frasi pesantissime contro le vittime, terrorizzate che poi hanno presentato la denuncia. Da lì, la denuncia del capofamiglia e le perquisizioni in casa dei Lauria, con le aggressioni ai carabinieri. "I Carabinieri sono stati bravi a tenere la situazione sotto controllo", dice un inquirente. "Sono stati momenti molto difficili", dicono. Il gip ha deciso per i tre gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Non solo, il giudice ha anche inviato alla cancelleria per la comunicazione all'Inos della sottoposizione alla misura cautelare dei domiciliari di Pietro Angelo Lauria "che ha dichiarato di percepire il reddito di cittadinanza, per le conseguenze previste dalla legge".

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